(m.m.) «Quanto alle cifre totali, il presidente ha sottolineato che, rispetto ai 18,8 miliardi che la Regione avrebbe dovuto garantire nei 39 anni di concessione, adesso ne dovrà garantire complessivamente 12,1...». Basterebbe questo breve passaggio tratto
dal Corriere Veneto di ieri per coprire di ridicolo, giornalisti in primis, l'intera compagnia di giro della Spv. Per anni
ce l'han menata che il privato avrebbe fatto meglio del pubblico. Poi è stata la volta
del closing finanziario, i soldi delle banche che tutti i banchieri del mondo promettevano e che nessuno prestava. Poi sono arrivati i detrattori di Giorgio Meletti de Il Fatto,
reo di avere previsto (in una col sottoscritto) che la Pedemontana poteva creare uno squasso per i conti regionali
nell'ordine di una ventina di miliardi di euro: ipotesi oggi puntualmente confermata come se nulla fosse dal governatore Luca Zaia in persona. Poi è toccato
al consigliere regionale leghista Silvia Rizzotto attaccare i dubbi e i macigni che la Corte dei conti aveva distillato accusandola
di avere reperito le informazioni «su Wikipedia». Poi è stata la volta della rivisitazione del project financing con le speranze di ladylike Alessandra Moretti, lo sparring partner del Pd nell'aia leghista... Ieri in aula è arrivata la resa con tanto di ammissione. Il concessionario,
la Sis della famiglia Dogliani, non ce la fa a concludere un'opera ambientalmente dannosa ma acclamata a gran voce dagli industriali (i quali però oltre ad invocarla non cacciano un quattrino per averla per vero).
Così, il governatore leghista Luca Zaia ha deciso... pagherà Pantalone veneto. Almeno 200 milioni da addizionale Irpef, una mancia ponte per far ripartire i cantieri, prima che il suo elettorato, fatto di imprenditorotti più o meno male in arnese tiri politicamente giù dalle spese il presidente della giunta regionale, reo di non aver mantenuto le promesse ereditate da sua lesa maestà Silvano Vernizzi, l'ex ultracommissario alla Spv. L'opera che doveva sfolgorare come un formidabile ensemble di ottoni e tamburi si è rivelata un'orchestrina di tromboni sfiatati. Ora che però l'aria nello sfintere finanziario del procedimento è finita, è rimasta solo la puzza: peti silenziosi che pagheremo cari.
L'avevo detto, l'avevo scritto dappertutto, pure su un paio di libri. Non ero stato il solo. Non è il caso che qualche responsabile paghi o la legge per lorsignori è un optional non compreso nel prezzo in quella station wagon da puttan-tour che è diventata la politica regionale? Frattanto sul piano della legittimità una prospettiva di questo tipo genera dubbi su dubbi...