Nelle ultime ore la relazione conclusiva della Commissione bicamerale ecomafie sul fenomeno Pfas ha scatenato una serie di reazioni molto critiche. C'è la presa di posizione di Antonio Nardone, amministratore delegato di Miteni, l'industria chimica vicentina accusata del maxi inquinamento. E c'è la Regione Veneto (guidata dal Carroccio), che pur per ragioni diverse, non condivide l'approccio adoperato dalla stessa commissione. Nella quale peraltro i membri leghisti hanno votato a favore di quel documento come il resto dei gruppi.
Tuttavia il deputato democratico Alessandro Bratti (in foto), presidente della Ecomafie, controreplica. E con una nota al vetriolo comparsa ieri sul suo blog spara a palle incatenate contro la Regione e contro la stessa Miteni: «Forse, piuttosto che creare una commissione regionale di inchiesta, che non potrebbe portare a conclusioni diverse da quelle assunte dalla Commissione parlamentare di inchiesta, con la differenza che non ha gli stessi poteri , sarebbe il caso di concentrarsi su un piano d'intervento serio ed efficace per evitare che la Miteni continui a inquinare il territorio... È questo il vero problema, non le indagini svolte a 360 gradi dalla Commissione parlamentare d'inchiesta, che hanno avuto il merito di raccogliere e sistematizzare le informazioni scientifiche disponibili, fornendo un contributo prezioso per la comprensione del fenomeno e la programmazione delle possibili soluzioni».
Nel dispaccio di Bratti: «Non c'è dubbio che il problema della presenza in elevate concentrazioni di Pfas non sia solo riscontrabile in Veneto. Ma è in questa Regione che Arpav ha individuato nell'azienda Miteni la principale responsabile dell'inquinamento esteso nelle falde idropotabili. Ed è per queste ragioni che la Commissione all'unanimità ha deciso di occuparsene. Nessuna quindi strumentalizzazione politica nei confronti del Veneto, Regione che presenta molte eccellenze nel ciclo dei rifiuti ma anche problemi seri di inquinamento e di legalità ambientale».
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