lunedì 2 marzo 2015

La sordina sulla mafia nel Veneto

Le notizie di cui parlano i media nazionali e locali locali in relazione alla penetrazione della 'ndrangheta nel Veronese preoccupano. La politica se n'è occupata, non ,olto ma se ne'è occupata, ma occorre più incisività. Ci sono questioni che riguardano le indagini, per le quali sono al lavoro magistrati ed inquirenti. Il caso dell'incendio ad Isola della Scala nel Veronese per esempio ha occupato le colonne de l'Arena con tre servizi: uno del 25 febbraio, uno del 26 febbraio e uno del primo di marzo. Ci sono altresì questioni eminentemente politiche rispetto alle quali si attendono risposte dai protagonisti come nel caso dell'affaire Tosi-Kyterion. Ma se per la provincia scaligera comunque le acque si sono mosse, lo stesso non si può dire per quanto capitato ad Antonino Casale in provincia di Vicenza. Un attivista che anche in passato ha patito diversi atti intimidatori. Va da sè che c'è un filo rosso che lega ambiente e penetrazione della malavita organizzata nel tessuto veneto, non solo economico, ma anche sociale. Da questo punto di vista stride la differenza di enfasi per il caso Stacchio e quanto capitato in queste ore tra Verona e Castelgomberto. Come mai nel caso dell'incendio o in quello delle intimidazioni non sono apparse felpe con scritte cubitali e articoli di stampa fiume? I nomadi rapinatori sono un problema e le mafie no? Non è che per caso prendersela con un nemico più abbordabile e più circoscrivibile nell'immaginario fa comodo a chi non gradisce che si accendano i fari sui temi davvero scottanti? c'è un ultimo elemento da tenere in considerazione. Il fatto che a Casale sia capitato quanto raccontato da Vvox.it il 28 febbraio, poche settimane dopo che lo stesso Casale a margine di un convegno sulle mafie nel Veneto aveva spiegato ai relatori il sunto della sua vicenda personale, fa riflettere. Perché in circostanze come queste le cose non capitano mai, o quasi mai, per caso.

Marco Milioni

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