Forse l'opinione pubblica veneta non ha ben compreso quanto lontano possa arrivare l'indagine sulla Spv aperta dalla Corte dei conti del Lazio. I magistrati romani hanno de facto messo in discussione l'intera architrave della partita, ovvero la convenzione che regola i rapporti tra gli enti pubblici e i privati. Da oltre un anno chi scrive aveva messo nero su bianco le abnormità del contratto poi confermate quando l'ex eurodeputato del Pd Andrea Zanoni ottenne gli atti ufficiali. Ma il caso si sopì nel volgere di ventiquattr'ore. Le finanze pubbliche potrebbero rischiare un salasso colossale se la enorme discrezionalità lasciata in capo al soggetto privato che ha proposto l'opera, la Spv, verrà lasciata al suo posto, sia per quanto è stato stabilito nel 2009 sia per la revisione del 2013. Ci sono poi un altro paio di cosucce da dire. Se è vero che la Pedemontana veneta è stata partorita nel ventre del centrodestra, è altrettanto vero che il centrosinistra quando ha avuto in mano la leva per bloccarla si è ben guardato dal farlo. Gli episodi più eclatanti sono la proroga della struttura commissariale alla Spv decisa trasversalmente dalle camere nel 2012 ed un atto analogo approvato dal governo Renzi nel dicembre 2014. Stava fresca Alessandra Moretti, candidato governatore del Pd, quando pochi giorni fa a Castelgomberto ha detto durante un comizio che la Pedemontana «ormai non si può fermare». Di più, quando nel 2013 la delibera regionale dello scandalo, quella che prendeva atto della revisione della convenzione del 2009, fu approvata in fretta e furia, nessun consigliere della opposizione di centrosinistra si prese la briga di andarsela a leggere. Lì avrebbe scoperto che le carte la cui segretezza era stata stigmatizzata (a parole?) proprio dai democratici e dall'Idv veneti, stavano negli uffici del nucleo di valutazione tecnico regionale, il Nuvv. Sarebbe bastato chiederli e sbertucciare l'acerrimo avversario di centrodestra. Che nella sua componente leghista è pericoloso solo quando si parla astrattamente di razzismo: ma mai concretamente quando si affronta la rogna del massacro delle finanze pubbliche. Invece i massimi vertici del Pd tacquero. Forse perché tra i soggetti legati alla progettazione della Pedemontana veneta c'è la Proteco, da anni considerata vicina proprio al Pd? Ci voleva una inchiesta penale della magistratura fiorentina e una della Corte dei conti romana per accendere i fari sulla Spv? Le toghe venete che dicono al riguardo? L'ultima questione, forse la più importante, riguarda i superdirigenti del Nuvv. È possibile che non si siano accorti di ciò che i magistrati erariali romani hanno notato in pochi giorni? Chi chiederà conto a lorsignori? I superdirigenti italiani sono lì per le loro competenze, la loro efficienza e la loro onestà (obblighi teorici per i quali ricevono profumatissimi e più che concreti emolumenti) o perché la loro funzione è, quando va bene, quella di chiedere e far girare carte?
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