(m.m.) Oggi la Sis, il concessionario autorizzato dalla Regione Veneto alla realizzazione della Spv, ha dovuto sospendere i lavori nel fondo della famiglia Piccolotto ad Altivole nel Trevigiano. A comunicare la notizia che sta facendo già molto clamore è uno dei legali della famiglia, l'avvocato Giorgio Destro del foro di Padova, che è riuscito nel suo intendo di congelare il cantiere diffidando la Regione «affinché il concessionario si adoperasse per la bonifica bellica del sito» che secondo le informazioni raccolte dai consulenti dei Piccolotto «potrebbe celare sotto terra una serie di ordigni bellici». Del proposito del legale era già stato conto sulla stampa locale.
Il caso dell'immissione in possesso coatta patita dalla famiglia trevigiana pochi giorni fa aveva fatto il giro dei media regionali poiché i proprietari dell'area lamentavano l'ingresso nei loro terreni delle ruspe senza che vi fosse un regolare titolo di esproprio. Peraltro le fasi più delicate dell'ingresso delle maestranze della Sis era stato seguito in diretta da un manipolo di attivisti del fronte No-Spv nonché dall'avvocato Serena Pomaro, altro legale della famiglia e dal consulente tecnico Marina Lecis.
In quella circostanza erano stati proprio i legali a far presente che la vicenda avrebbe avuto una serie di conseguenze anche penali: a partire dalla presentazione di un esposto presso la procura della repubblica di Treviso. «Assieme ai miei colleghi - sottolinea ancora Destro - stiamo seguendo i Piccolotto molto da vicino per tutelare i loro diritti ed i loro interessi». Dopo il j'accuse lanciato alla Sis il 17 febbraio i Piccolotto, oggi fanno segnare un punto a loro favore. E promettono «che la battaglia andrà avanti senza tentennamenti».