«La lingua veneta non è secondaria rispetto alla lingua italiana. Rappresenta un'eredità della nostra storia ma, come lingua viva e ancora largamente parlata, ha anche funzioni sociali importanti, tra cui l'individuazione più immediata e diretta di luoghi, realtà urbanistiche e paesaggistiche. Anche la toponomastica, dando spazio agli usi linguistici locali, contribuisce quindi a rafforzare il concetto di identità veneta». Così parlò l'assessore alla identità veneta Cristiano Corazzari alla fine di ottobre. E l'uomo, descrivendo l'iter che a breve dovrebbe consentire ai cartelli stradali di fregiarsi della toponomastica bilingue come in Friuli, riesce a dire cose condivisibili pur avendo torto.
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