(m.m.) Le criticità del Mose, note, deflagrano
su Il Fatto di oggi che carte alla mano spiega una serie di magagne tecniche che fanno correre il rischio di rendere l'opera inservibile. Che queste magagne non fossero prevedibili a Venezia non ci crede quasi nessuno. Però, l'opera è andata avanti negli anni come una furia, in modo che, sorpassato il punto di non ritorno, non ci fosse più né il tempo né il modo per cambiarla in qualcos'altro. Qualcos'altro che non si trasformasse in un pozzo di san Patrizio sulle spalle dei contribuenti.
La Pedemontana o Spv quanto dista dal Mose in questo senso? Proprio in relazione alla questione delle cerniere proprio
su questo blog nel 2015 scrissi: «Quanto al Mose poi ci sarebbe un ultima cosa da dire. Chi ha letto le carte della progettazione nonché i dubbi emersi in tantissimi ambienti scientifici sa una cosa. Tempo tre quattro anni alcuni nodi verranno al pettine. Uno di questi è il sistema di cerniere che tiene le paratie mobili ancorate al resto del sistema. Ruggine, salsedine, pressione faranno strame del sistema vanto del gruppo Mantovani alias famiglia Chiarotto. Il Mose, che dio solo sa quando sarà completato», se sarà completato o se più probabilmente sarà dismesso, «diventerà allora anche una ferita non cicatrizzabile».
Sempre nello stesso commento aggiungevo: «Il che comporterà un esborso milionario costante per mantenerlo se non funzionante, perché probabilmente non lo sarà mai, ma almeno stentatamente integro. In questa faccenda la cosa simpatica sta però nel fatto però che eventuali malfunzionamenti, per legge, gravano sullo Stato e non su chi ha realizzato, scientemente o meno poco importa, i lavori alla viva il parroco. Un altro rubinetto infinito è stato aperto in ragione di un ordito premeditato molto tempo prima. Ora, i soloni di Confindustria che predicano un giorno sì e l'altro pure contro gli sprechi della spesa pubblica e a favore del rientro dello Stato dal suo debito, come mai non imprecano contro questa spesa malata che fa rima con grandi opere? E se mutatis mutandis questo meccanismo lo rivedremo anche nella Spv, allora significherebbe che le stesse menti, hanno dato vita allo stesso congegno infernale...». Non è questione di avere la sfera di cristallo, sarebbe bastato leggere le carte e ascoltare qualche scienziato di chiara fama. Molti lo hanno fatto, ma nessuno ha dato ascolto al buon senso. La pancia dolosamente piena non ha fatto prigionieri. I veneti quasi quasi meriterebbero di pagarne tutte le conseguenze: altro che fondi statali per tappare la falla. Per la Spv c'è ancora tempo per correggere il tiro prima che diventi un abominio? Forse sì, forse no. Sarebbe saggio provarci, empio non farlo.