domenica 29 marzo 2015

Carlotto, Bizzotto e le ombre sulle commesse venete

Gli scandali legati alle grandi opere, a livello mediatico e non solo, sembra non vogliano dare tregua al Veneto. Sul piano dell'analisi del fenomeno c'è un duro commento pubblicato il 27 marzo sul Venerdì di Repubblica e firmato dallo scrittore padovano Massimo Carlotto. Il Veneto tra le sue ipocrisie e le sue magagne non ne esce bene. Come non ne esce bene dopo le rivelazioni de Il Mattino di Padova circa le pressioni ricevute da don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati costruttori di pace, affinché interrompesse la sua azione di sensibilizzazione contro le grandi opere regionali, Pedemontana Veneta in primis. Una notizia commentata duramente anche dal Covepa, il coordinamento che si batte proprio contro la Spv. In queste ore la Commissione parlamentare antimafia è arrivata nel Veneto. Sarà al corrente delle ultime nuove?

giovedì 26 marzo 2015

Mezzera e Mazzaro

(m.m.) Almeno sul piano mediatico, la querelle tra il Commissario straordinario alla Pedemontana Veneta e la Corte dei conti di roma si arricchisce di un nuovo episodio. È quello scritto da Renzo Mazzaro sulla Nuova Venezia di oggi a pagina 13: un breve approfondimento ma ricco di spunti in cui si snocciolano per bene alcuni rilievi che i magistrati erariali muovono proprio alla Spv. Mazzaro nel descrivere il suo quasi omonimo togato che ha inviato una nuova serie di puntuti rilievi a Vernizzi (si tratta del dottor Antonio Mezzera) fa una annotazione interessante: Mezzera è quel magistrato che già nel 2008 avrebbe tirato fuori la rogna Mose se le sue relazioni non fossero state insabbiate. Mica roba da ridere...

domenica 22 marzo 2015

Tav e Spv, i media nazionali guardano al Veneto

La stampa di oggi, nazionale e regionale, accende nuovamente i fari sull'affaire Incalza, nel quale spiccano ancora in primo piano le vicende venete. A interessarsi delle possibili magagne relative alla Tav è Il Fatto con un ampio servizio a Antonio Massari e Davide vecchi pubblicato a pagina 4. 

L'articolo approfondisce alcuni risvolti relativi alla tratta alta capacità tra Milano e Verona, ponendo in evidenza, tra le altre, una serie di opacità nell'ambito della assegnazione degli incarichi di progettazione. Sempre Il Fatto nella pagina seguente si interessa dello stesso tema ma con un occhio di riguardo a Giulio Burchi, «uno dei principali protagonisti della inchiesta Sistema», condotta dalla procura di Firenze.

Più o meno su un terreno simile si muove Il Corriere della Sera con un approfondimento di Paolo Mondani (anticipato ieri sul portale del giornale), noto inviato di Report, il quale fornisce parecchi spunti di riflessione sui collegamenti tra l'inchiesta Sitema e la Pedemontana Veneta. Nella pagina appresso il quotidiano di via Solferino si sofferma invece sui legami tra Ettore Incalza e il mondo dei servizi segreti. In ultimo il Corriere del Veneto dedica invece una panoramica didascalica in cui si fronteggiano le posizioni pro e contro Pedemontana Veneta.

venerdì 20 marzo 2015

Spv, il bunga bunga sulle norme

Forse l'opinione pubblica veneta non ha ben compreso quanto lontano possa arrivare l'indagine sulla Spv aperta dalla Corte dei conti del Lazio. I magistrati romani hanno de facto messo in discussione l'intera architrave della partita, ovvero la convenzione che regola i rapporti tra gli enti pubblici e i privati. Da oltre un anno chi scrive aveva messo nero su bianco le abnormità del contratto  poi confermate quando l'ex eurodeputato del Pd Andrea Zanoni ottenne gli atti ufficiali. Ma il caso si sopì nel volgere di ventiquattr'ore. Le finanze pubbliche potrebbero rischiare un salasso colossale se la enorme discrezionalità lasciata in capo al soggetto privato che ha proposto l'opera, la Spv, verrà lasciata al suo posto, sia per quanto è stato stabilito nel 2009 sia per la revisione del 2013. Ci sono poi un altro paio di cosucce da dire. Se è vero che la Pedemontana veneta è stata partorita nel ventre del centrodestra, è altrettanto vero che il centrosinistra quando ha avuto in mano la leva per bloccarla si è ben guardato dal farlo. Gli episodi più eclatanti sono la proroga della struttura commissariale alla Spv decisa trasversalmente dalle camere nel 2012 ed un atto analogo approvato dal governo Renzi nel dicembre 2014. Stava fresca Alessandra Moretti, candidato governatore del Pd, quando pochi giorni fa a Castelgomberto ha detto durante un comizio che la Pedemontana «ormai non si può fermare». Di più, quando nel 2013 la delibera regionale dello scandalo, quella che prendeva atto della revisione della convenzione del 2009, fu approvata in fretta e furia, nessun consigliere della opposizione di centrosinistra si prese la briga di andarsela a leggere. Lì avrebbe scoperto che le carte la cui segretezza era stata stigmatizzata (a parole?) proprio dai democratici e dall'Idv veneti, stavano negli uffici del nucleo di valutazione tecnico regionale, il Nuvv. Sarebbe bastato chiederli e sbertucciare l'acerrimo avversario di centrodestra. Che nella sua componente leghista è pericoloso solo quando si parla astrattamente di razzismo: ma mai concretamente quando si affronta la rogna del massacro delle finanze pubbliche. Invece i massimi vertici del Pd tacquero. Forse perché tra i soggetti legati alla progettazione della Pedemontana veneta c'è la Proteco, da anni considerata vicina proprio al Pd? Ci voleva una inchiesta penale della magistratura fiorentina e una della Corte dei conti romana per accendere i fari sulla Spv? Le toghe venete che dicono al riguardo? L'ultima questione, forse la più importante, riguarda i superdirigenti del Nuvv. È possibile che non si siano accorti di ciò che i magistrati erariali romani hanno notato in pochi giorni? Chi chiederà conto a lorsignori? I superdirigenti italiani sono lì per le loro competenze, la loro efficienza e la loro onestà (obblighi teorici per i quali ricevono profumatissimi e più che concreti emolumenti) o perché la loro funzione è, quando va bene, quella di chiedere e far girare carte?

martedì 17 marzo 2015

Ilarità pedemontane


Ci sarebbero molte considerazioni da fare sul coinvolgimento di Stefano Perotti, tra le altre direttore dei lavori della Spv, nel cosiddetto affaire Incalza. Perotti, ribattezzato «l'ingegnere pigliatutto» è al centro di una burrasca di notevoli proporzioni. Repubblica.it fornisce uno spaccato interessante dell'uomo vicinissimo appunto all'indagato principe Ercole Incalza nonché al ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi, pure lui nella bufera. Ma la vicenda, al netto delle questioni importantissime sollevate da una indagine di così vasta portata, ha anche un risvolto comico. Il nome di Perotti come direttore dei lavori della Pedemontana Veneta è negli atti della Regione, e sui cartelli di cantiere sparsi come funghi tra il Vicentino e il Trevigiano, le province unite dalla superstrada in costruzione. Poche ore fa però una manina, al momento anonima, ha fatto scomparire il nome di Perotti proprio dal sito del Commissario governativo guidato da Silvano Vernizzi. La pagina dedicata agli incarichi infatti oggi non include quel nome. È bastata una sbirciatina sui motori di ricerca specializzati nella registrazione della cronologia delle pagine del world wide web però per scoprire che fino a poche ore fa il nome di Perotti in quel sito campeggiava e come. A che cosa è dovuto tale subitaneo cambiamento? Per caso il direttore dei lavori è stato sostituito perché impossibilitato a causa di una vacanza improvvisa? E se sì perché chi di dovere non lo ha annunciato con tanto di dispaccio ufficiale? Come diceva Flaiano in Italia tutto è grave ma nulla è serio.

Marco Milioni

martedì 3 marzo 2015

Vernizzi e la Corte dei conti

(m.m.) Stamani Silvano Vernizzi, il commissario straordinario alla Pedemontana Veneta, ha convocato un vertice della sua struttura a Mestre, con i suoi più stretti collaboratori durante il quale ha fatto il punto della situazione rispetto ai rilievi sui costi della Spv formalizzati dalla Corte dei conti. Quest'ultima teme infatti che le cifre siano lievitate in modo anomalo. Vernizzi contesta la ricostruzione dei giudici erariali e precisa che la documentazione agli atti comprova la correttezza del suo operato ivi inclusa la presupposta esistenza di un conflitto di interessi fra la sua carica di dirigente della Regione Veneto e quella di commissario governativo. Durante il briefing Vernizzi ha spiegato che «oggi come oggi» opere come la Spv non sarebbero possibili senza l'esistenza di un commissario a causa di una normativa troppo farraginosa. Il commissario ad ogni modo replicherà alla magistratura con una serie di controdeduzioni che pur in forma di bozza sono già circolate fra i suoi collaboratori.

lunedì 2 marzo 2015

La sordina sulla mafia nel Veneto

Le notizie di cui parlano i media nazionali e locali locali in relazione alla penetrazione della 'ndrangheta nel Veronese preoccupano. La politica se n'è occupata, non ,olto ma se ne'è occupata, ma occorre più incisività. Ci sono questioni che riguardano le indagini, per le quali sono al lavoro magistrati ed inquirenti. Il caso dell'incendio ad Isola della Scala nel Veronese per esempio ha occupato le colonne de l'Arena con tre servizi: uno del 25 febbraio, uno del 26 febbraio e uno del primo di marzo. Ci sono altresì questioni eminentemente politiche rispetto alle quali si attendono risposte dai protagonisti come nel caso dell'affaire Tosi-Kyterion. Ma se per la provincia scaligera comunque le acque si sono mosse, lo stesso non si può dire per quanto capitato ad Antonino Casale in provincia di Vicenza. Un attivista che anche in passato ha patito diversi atti intimidatori. Va da sè che c'è un filo rosso che lega ambiente e penetrazione della malavita organizzata nel tessuto veneto, non solo economico, ma anche sociale. Da questo punto di vista stride la differenza di enfasi per il caso Stacchio e quanto capitato in queste ore tra Verona e Castelgomberto. Come mai nel caso dell'incendio o in quello delle intimidazioni non sono apparse felpe con scritte cubitali e articoli di stampa fiume? I nomadi rapinatori sono un problema e le mafie no? Non è che per caso prendersela con un nemico più abbordabile e più circoscrivibile nell'immaginario fa comodo a chi non gradisce che si accendano i fari sui temi davvero scottanti? c'è un ultimo elemento da tenere in considerazione. Il fatto che a Casale sia capitato quanto raccontato da Vvox.it il 28 febbraio, poche settimane dopo che lo stesso Casale a margine di un convegno sulle mafie nel Veneto aveva spiegato ai relatori il sunto della sua vicenda personale, fa riflettere. Perché in circostanze come queste le cose non capitano mai, o quasi mai, per caso.

Marco Milioni

Il Veneto occidentale e i pfoa

(m.m.) «Quando ai primi di dicembre del 2014 le autorità hanno confermato quello che i media avevano anticipato da tempo, l'ansia tra i territori del Veneto occidentale è diventata palpabile. La Pedemontana Veneta, l'opera più importante della regione dopo il Mose, quella che connette la provincia di Treviso a quella di Vicenza, deve cambiare tracciato. Il motivo? Il suo passaggio in galleria tra i comuni di Montecchio Maggiore e Trissino nel Vicentino, rischia di peggiorare ancor di più una grave situazione di inquinamento da pfas. Una gruppo di sostanze assai nocivo ma ancora non riconosciuto come tale dalla legge italiana». È questo l'incipit di un lungo servizio che ho scritto per Globalist.it in relazione all'annosa questione dei pfas nel Veneto occidentale. Spero di contribuire alla discussione su un'argomento che l'opinione pubblica non conosce in modo sufficientemente preciso.

LEGGI L'INTERO SERVIZIO