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venerdì 3 febbraio 2017

Dal Mose alla Spv il j'accuse di Cozzolino

(m.m.) «Che il cosiddetto processo Mose si sarebbe tristemente avviato verso la prescrizione lo si era capito subito. La cosa era stata descritta con dovizia di dettaglio da alcuni osservatori molto attenti. La baldanza del procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio che solo pochi mesi fa vide come un buon risultato quel po' di patteggiamenti portati a casa dalle toghe in queste ultime ore viene clamorosamente smentita dai fatti di cronaca». È questo uno dei passaggi più sapidi di una breve nota diffusa stamani dal deputato veneziano dei Cinque stelle Emanuele Cozzolino.

Il dispaccio prende in esame le voci che da mesi parlano di un processo Mose inevitabilmente avviato verso la prescrizione.  «Molto si è detto - attacca ancora il deputato - dell'ex governatore azzurro del Veneto Giancarlo Galan, dei suoi sodali, nonché degli episodi più o meno di costume che hanno riguardato l'ex dominus del consorzio Venezia nuova Giovanni Mazzacurati in una con i suoi emuli colpiti dall'inchiesta. Ma poco o nulla si è detto dei vari gruppi Chiarotto, Cinque, Mazzi che hanno agito alle spalle. E soprattutto mai si è messo in discussione il sistema criminogeno che è alla base di tutto ciò, il quale ha un nome preciso: legge speciale su Venezia. Un provvedimento che non sembra tanto il frutto del legislatore quanto lo schema di una associazione a delinquere».

Parole durissime cui seguono altre ugualmente dure, stavolta nei confronti di alcuni settori del mondo giudiziario: «Sulla magistratura ricadranno per sempre una serie di responsabilità innegabili. Oggi si parla di prescrizione ma è dal 2007 che il magistrato della Corte dei conti Antonio Mezzera da Roma denuncia le anomalie del Mose. Perché le inchieste son partite così tardi? Quali e quante pressioni sono state fatte sugli inquirenti veneziani?».

L'onorevole del M5S (in foto) tira poi in ballo un parallelismo tranchant tra affaire Mose e altre grandi commesse venete: «Mezzera fra l'altro è il magistrato erariale che ha acceso i riflettori su un altro scempio, quel Mose di terraferma che porta il nome di Pedemontana Veneta. Quanti anni e quanti quintali di esposti ci vorranno prima che la procura di Venezia apra un fascicolo degno di questo nome sulla Spv? Quando e se le indagini saranno istruite ci lamenteremo ancora della prescrizione? Oppure è arrivato il momento di dire che la prescrizione altro non è che una scusa con cui un pezzo dello Stato, anzi dell'establishment, si autoimmunizza dalla legge facendo strame dello stato di diritto?»

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