Il Giornale di Vicenza foglio di proprietà della Confindustria berica noto anche come GdV, pubblica oggi a pagina 13 un servizio firmato da Matteo Carollo nel quale si dà conto di uno studio sulla presenza delle sostanze Pfas nei lavoratori della industria chimica Miteni. Secondo tale studio, datato 2002-2007, queste sostanze, al centro di un infuocato dibattito pubblico, pur presenti in quantità esorbitanti nei lavoratori non avrebbero, sino ad ora, causato «nessun malato».
Il quotidiano di via Fermi però non riporta che l'autore della ricerca, il professore Giovanni Costa, è anche medico della Miteni. Allo stesso tempo il servizio non spiega da chi sia stato finanziato lo studio medesimo. Ora senza nulla togliere alla chiara fama del professor Costa, tra i cardini del metodo scientifico c'è la trasparenza nella diffusione delle informazioni e la possibilità di confutare in contraddittorio qualsiasi tipo di assunto.
Con buona pace del GdV l'autore ignora, od omette intenzionalmente (tertium non datur), i rapporti in essere o intercorsi tra l'estensore della ricerca e l'azienda chimica. La stessa leggerezza per vero l'hanno commessa anche i quotidiani veneti del Gruppo l'Espresso. Il che ad ogni buon conto arreca un nocumento grave, in termini di completezza dell'informazione, al lettore: per carità, nulla di irreparabile. Basterà che nel giro d'un quarantott'ore il giornale diretto da Ario Gervasutti pubblichi un secondo servizio in cui, riferendosi a quello firmato da Carollo, espliciti chiaramente ciò che non è stato scritto oggi. Più bello ancora sarebbe che la nuova puntata fosse pubblicata anche sul sito della testata allegando la versione integrale del lavoro del professor Costa. Assai grave invece sarebbe se ciò non avvenisse. I motivi, pure quelli di natura deontologica, sono facilmente comprensibili da chiunque. Anche dal più acerbo dei cronisti. Anche dal più sprovveduto degli addetti stampa...
Marco Milioni
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