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venerdì 29 giugno 2018

Liason dangereuse in saor


«Dopo le inchieste di Fanpage.it e di Report dedicate a Venezia e dintorni credo che le istituzioni debbano vigilare con molta attenzione su fatti, situazioni e novità emerse da quei servizi. Soprattutto i veneziani debbono stare in guardia rispetto alla partita delle bonifiche perché in questo settore storicamente si annidano malaffare e mala gestio nella cosa pubblica». Ad usare queste parole è Franco Tandin, volto noto alle cronache regionali per le sue battaglie contro le malversazioni nel mondo bancario e in quello delle società pubblico-private a partire dalla Save, il gestore dell’aeroporto della città di Marco Polo. Tandin peraltro parla in maniera affatto generica anche perché oggi, poco dopo mezzogiorno, i suoi dubbi e i suoi timori hanno preso la forma di un esposto indirizzato alla prefettura di Venezia...

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lunedì 25 giugno 2018

Miteni: «Pfas, oltre mille tonnellate utilizzate nel Veneto negli ultimi dieci anni». I dati sulla concia


«Circa duecento tonnellate l'anno di perfluorurati per la concia con un trend in crescita... Più della metà di queste sostanze viene utilizzata in Veneto: 109,31 tonnellate solo lo scorso anno»: ovvero la massiccia presenza di Pfas nel Nordest può avere un nesso con la presenza del distretto della lavorazione della pelle dell'Ovest vicentino. Sono queste le parole più significative di una lunga nota diramata oggi a mezzodì dalla Miteni, la società che secondo Arpav è tra le principali indiziate della contaminazione da Pfas nel Veneto centrale.

Più nel dettaglio Miteni per sostanziare la sua presa di posizione fa riferimento ad uno studio commissionato dalla stessa spa berica a Global Market Insight «uno dei principali istituti di ricerca di mercato al mondo». Per vero nel respingere seccamente al mittente le accuse del coinvolgimento della fabbrica trissinese in uno dei più noti scandali ambientali del recente passato italiano, l'amministratore delegato della società Antonio Nardone (nel riquadro) non accusa direttamente nessuno, concia in primis.

Però usa comunque usa parole di fuoco: «I dati sono a nostro avviso molto chiari e non vogliono puntare il dito contro nessuno ma dare una indicazione oggettiva della situazione attuale e del passato. Dati che sono perfettamente allineati con le disposizioni che lo scorso anno ha dato la sentenza del tribunale Superiore delle acque pubbliche che aveva indicato gli utilizzatori dei Pfas come punto fondamentale per affrontare il problema. Non si può ora non considerare - aggiunge Nardone - che in Veneto vengono usati Pfas in volumi decine o centinaia di volte più grandi di quanti non ne abbia mai scaricati Miteni. Non si può adesso ignorare che le zone contaminate sono coerenti con gli scarichi di alcuni tipi di produzione e che non hanno nulla a che fare con la falda dello stabilimento. Questa ricerca rivela il tassello che mancava nella comprensione del fenomeno».

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venerdì 27 aprile 2018

Pfas, Fazio: diatriba sui limiti? Cortina fumogena



(m.m.) «La diatriba sui cosiddetti limiti, che più correttamente vengono definiti livelli di performance, tra Regione Veneto e Ministero dell’Ambiente è solo un modo per gettare fumo negli occhi degli spettatori. I due partner ovvero il governatore leghista del Veneto Luca Zaia e il ministro dell'ambiente Luca Galletti si prestano ad una pantomima che serve ad oscurare le richieste di quanti lottano per un'acqua non inquinata visto che chiedere un qualunque limite accettabile per i Pfas nell'acqua potabile significa accettare che in essa siano presenti queste sostanze perfluorate che sono assai nocive». A parlare senza peli sulla lingua è il medico Giovanni Fazio (in foto), uno degli attivisti più noti del Cillsa, il comitato che ad Arzignano in provincia di Vicenza da anni sta ingaggiando una battaglia ad alzo zero per un ambiente più pulito. E sia che si parli di inquinanti derivati dalle lavorazioni della concia o dei derivati del floro alla base dell'affaire Miteni, Fazio ritiene che salute ed ecologia debbano rimanere una priorità». Peraltro l'attivista sulla querelle che da mesi coinvolge parlamento, governo, Istituto superiore di sanità e Regione Veneto e che una settimana fa ha distillato il suo ultimo capitolo, ha una idea precisa: considerandola alla stregua di un finto bersaglio.

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lunedì 23 aprile 2018

Caso Miteni, nuova richiesta di sequestro


(m.m.) La documentazione elaborata in questi anni dall'amministrazione regionale del Veneto e dall'Istituto superiore di sanità parla chiaro. I Pfas immessi nell'ambiente ad opera della Miteni sono pericolosi per questo la fabbrica di Trissino nel Vicentino va sequestrata. A chiedere che l'autorità giudiziaria berica ponga i sigilli alla fabbrica della valle dell'Agno è stato stamani Giorgio Destro. L'avvocato padovano (in foto) infatti si è presentato oggi di buon'ora a Borgo Berga chiedendo ancora una volta un intervento dell'autorità giudiziaria, bissando così la richiesta già indirizzata alle toghe il 10 gennaio del 2017 la quale al momento, pur con una indagine in corso, non è stata accolta.

Detto in soldoni il legale invoca nuovamente il sequestro perché a suo dire non è mutata la situazione di pericolo già descritta nell'esposto dell'anno passato. In riferimento alla quale, in forza dell'articolo 328 del codice penale, si chiedeva fossero valutate possibili condotte omissive da parte di quei soggetti, assessorato all'ambiente e alla sanità della Regine Veneto, segreteria generale della Regione e provincia di Vicenza, che eventualmente si fossero dimostrati inerti rispetto ai propri doveri d'intervento: una fattispecie giuridica che rientra in uno dei reati tipici della pubblica amministrazione che è l'omissione in atti d'ufficio.

L'istanza formalmente depositata stamani da Destro ad ogni modo arriva in un momento particolare. Ieri a Trissino infatti oltre duemila persone hanno protestato contro la contaminazione da derivati del fluoro, i Pfas, che l'Arpav attribuisce a Miteni. E inevitabilmente cresce la pressione nei confronti della procura berica che secondo i media regionali entro l'anno potrebbe chiudere le indagini preliminari. Se ci saranno provvedimenti restrittivi contro la fabbrica e indagini anche a carico degli enti che in passato hanno controllato l'operato dell'impianto questo non è dato sapere.

giovedì 19 aprile 2018

Spv, gli strali di Follesa su Luca Zaia e Renzo Rosso


(m.m.) In questa video-intervista che ho realizzato e pubblicato oggi, ho raccolto il parere di Massimo Follesa, portavoce del Covepa, dopo la puntata di Report andata in onda lunedì 16 aprile e che è stata dedicata, almeno in parte, alle magagne della Pedemontana veneta. L'opera, sostenuta a spada tratta dal governatore veneto, il leghista Luca Zaia nonché da molti big dell'imprenditoria del Nordest, Renzo Rosso in primis, non è uscita per nulla bene dall'approfondimento della Rai. Follesa nell'intervista rilasciate a Taepile.net spiega che la popolare trasmissione di Report, con dovizia di dettaglio non fa che riprendere e spiegare in maniera assai efficace quanto è stato denunciato per anni da associazioni, attivisti ed analisti indipendenti. E nel farlo si scaglia con parole durissime proprio contro Zaia e Rosso.

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mercoledì 24 gennaio 2018

Spv, esproprio di Altivole congelato: secondo round ai Piccolotto


(m.m.) Oggi la Sis, il concessionario autorizzato dalla Regione Veneto alla realizzazione della Spv, ha dovuto sospendere i lavori nel fondo della famiglia Piccolotto ad Altivole nel Trevigiano. A comunicare la notizia che sta facendo già molto clamore è uno dei legali della famiglia, l'avvocato Giorgio Destro del foro di Padova, che è riuscito nel suo intendo di congelare il cantiere diffidando la Regione «affinché il concessionario si adoperasse per la bonifica bellica del sito» che secondo le informazioni raccolte dai consulenti dei Piccolotto «potrebbe celare sotto terra una serie di ordigni bellici». Del proposito del legale era già stato conto sulla stampa locale.

Il caso dell'immissione in possesso coatta patita dalla famiglia trevigiana pochi giorni fa aveva fatto il giro dei media regionali poiché i proprietari dell'area lamentavano l'ingresso nei loro terreni delle ruspe senza che vi fosse un regolare titolo di esproprio. Peraltro le fasi più delicate dell'ingresso delle maestranze della Sis era stato seguito in diretta da un manipolo di attivisti del fronte No-Spv nonché dall'avvocato Serena Pomaro, altro legale della famiglia e dal consulente tecnico Marina Lecis.

In quella circostanza erano stati proprio i legali a far presente che la vicenda avrebbe avuto una serie di conseguenze anche penali: a partire dalla presentazione di un esposto presso la procura della repubblica di Treviso. «Assieme ai miei colleghi - sottolinea ancora Destro - stiamo seguendo i Piccolotto molto da vicino per tutelare i loro diritti ed i loro interessi». Dopo il j'accuse lanciato alla Sis il 17 febbraio i Piccolotto, oggi fanno segnare un punto a loro favore. E promettono «che la battaglia andrà avanti senza tentennamenti».

sabato 20 gennaio 2018

Epifania delle Terre: nuove accuse contro Dal Toso


(m.m.) Per chi pensava che la querelle seguita alla celebrazione della Epifania delle terre a Castelgomberto nel Vicentino fosse svaporata si dovrà ricredere. La messa in favore dell'ambiente fa registrare un nuovo capitolo. Pochi minuti fa Massimo Follesa, coordinatore del Covepa ha lanciato un j'accuse micidiale nei confronti di Lorenzo dal Toso (in foto),  primo cittadino castrobertense.

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venerdì 19 gennaio 2018

Caso Altivole Spv, continua la protesta


Continuano le polemiche sul caso Spv-Altivole: due giorni fa le proteste della famiglia Piccolotto avevano fatto il giro dei media regionali. I proprietari di un fondo nel piccolo comune Trevigiano infatti ritengono illegittimo l'ingresso nei terreni di proprietà delle macchine e degli addetti di Sis, il consorzio incaricato dalla Regione Veneto di procedere alla realizzazione della Pedemontana veneta (nota appunto anche come Spv) mediante una apposita concessione.

Questo pomeriggio proprio a casa dei Piccolotto è giunta la raccomandata con la quale Sis annuncia l'esproprio. «Questi signori - sottolinea uno dei legali della famiglia, ovvero l'avvocato Giorgio Destro del foro di Padova - dovranno spiegare alle autorità come diamine abbiano potuto cominciare una procedura di esproprio prima che questa venisse notificata. Procedura che peraltro è appellabile durante i primi trenta giorni. Di questo comportamento sconsiderato chi di dovere risponderà davanti alla magistratura penale».

L'avvocato durante la giornata di ieri è rimasto in contatto costante con la sua collega Serena Pomaro, sempre del foro di Padova, che come Destro assiste i Piccolotto. La professionista il giorno addietro già all'alba, ben prima che le ruspe entrassero in azione, aveva dato manforte alla famiglia con il supporto del consulente forestale Marina Lecis. Di seguito Destro, dopo essersi consultato con la collega e con la famiglia, aveva fatto sapere di aver pronto un esposto-denuncia alla procura della repubblica di Treviso.

Tuttavia oggi si è registrato un altro episodio. La dottoressa Lecis durante un sopralluogo in zona, così riferisce quest'ultima, è stata avvicinata in malo modo da alcuni addetti della Sis. «Mentre io stavo filmando lo stato della proprietà e ben fuori dal cantiere - racconta la consulente - due tizi si sono rivolti a me a voce alta dicendomi che era molto pericoloso fermarsi lì. Spero che non si sia trattato di una minaccia perché con me c'era un testimone. E comunque non è questo il modo di comportarsi con chi sta facendo il proprio lavoro».

La vicenda sta suscitando un certo clamore non solo per il danno lamentato dal proprietario Giuseppe Piccolotto e dal figlio Osvaldo (rispettivamente padre e figlio da destra a sinistra in foto), ma anche perché quest’ultimo è uno dei volti più noti della protesta contro la Spv. «Io sono disgustato dal comportamento della Sis - fa sapere proprio quest'ultimo - ma lo sono ancora di più dal governatore leghista Luca Zaia la cui amministrazione ha dato facoltà al concessionario di procedere con gli espropri quando questa facoltà dovrebbe essere in capo a palazzo Balbi. Questi signori risponderanno del loro comportamento. Noi non ci lasciamo intimorire».

lunedì 15 gennaio 2018

Caso Torricelle, ipocrisia in salsa veronese


(m.m.) Non è passato molto tempo dal giorno del clamoroso sequestro dei ripetitori abusivi alle Torricelle, poi dissequestrati dal Gip, per una vicenda ancora sub judice peraltro. Ma al di là della vicenda giudiziaria, visto che sull'uso improprio del sito nulla si può aggiungere, c'è un aspetto politico ed etico da valutare. L'ipocrisia con cui una certa parte della stampa mainstream veronese ha trattato il caso è sotto gli occhi di tutti tanto da fare tenerezza per quanto provincialmente sfacciata. L'unico che ha avuto il coraggio di dire che la vicenda è spinosa perché quelle antenne sono di proprietà dei più grossi editori scaligeri è stato l'avvocato Michele Croce (in foto) della civica Verona Pulita. Oggi presidente della municipalizzata Agsm, Croce sentito da Report, la trasmissione della Rai che ha tirato fuori lo scandalo, ha avuto la franchezza di dirla tutta, sapendo che la cosa gli potrà costare in futuro. Croce però è un amministratore. Ma i giornalisti veronesi, che ogni giorno scudisciano la casta per le sue indubitabili condotte poco oneste, dove sono finiti? La deontologia si applica diversamente nella città di Giulietta e Romeo?

venerdì 5 gennaio 2018

Caso Torretta, intervista all'avvocato Destro


(m.m.) A che punto è l'inchiesta della procura scaligera sulla discarica di Torretta che si trova al confine tra Legnago e Castelnovo Bariano? È questo il tema attorno al quale ruota la video-intervista all'avvocato Giorgio Destro, consulente legale proprio di Castelnuovo, che ho realizzato pochi giorni fa. Il legale padovano esprime un giudizio non scevro di critiche nei confronti della condotta tenuta sino ad oggi dalle toghe veronesi. E auspica che la richiesta di archiviazione propugnata dal sostituto procuratore, che ritiene assai debole nelle motivazioni, sia superata da un pronunciamento del giudice per le indagini preliminari davanti al quale il legale della città del santo, ha proposto appello. Davanti alle telecamere di Taepile.net Destro (in foto) è entrato nel dettaglio dei suoi rilievi, delineando un quadro della situazione decisamente preoccupante. Un giudizio condiviso dal sindaco di Castelnovo Massimo Biancardi. Il quale, e il particolare non è secondario, di mestiere fa il medico.

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