Pagine

domenica 5 novembre 2017

Appaltileaks Vs Pedemontana Veneta


(m.m.) La Spv torna al centro della ribalta mediatica. A fronte di una settimana in cui le maggiori testate del Veneto hanno dipinto uno scenario sul futuro dell'opera di tutt'altro tenore rispetto a quello descritto solo poche settimane fa, in queste ore, è il portale di analisi e whistleblowing Appaltileaks.it a dedicare alla Pedemontana Veneta una lunghissima analisi. Dalla quale l'opera che dovrebbe collegare Spresiano a Montecchio viene fatta letteralmente a pezzi: soprattutto per quanto concerne lo scenario relativo alla finanziabilità del progetto.

Tra i passaggi salienti dell'approfondimento pubblicato sul blog dedicato al tema dei lavori pubblici, c'è un passaggio eloquente: «Non sappiamo se ci sia, veramente, qualche pazzo sul mercato che possa investire i propri soldi in questa fallimentare operazione né, tantomeno, se grazie alle solite alchimie finanziarie questo immenso e rischiosissimo debito verrà nascosto nella pancia di qualche istituto di credito e sulle spalle di ignari risparmiatori. Le recenti esperienze del mondo bancario ci hanno insegnato, infatti, che lo scopriremo in un lontano futuro, quando la bomba innescata esploderà e ci sarà il solito rimpallo di responsabilità tra chi doveva controllare, vigilare, impedire che si andasse avanti e, come sempre, non l’ha fatto».

Ce n'è poi un secondo in cui si punta l'indice su una indiscrezione che Applatileaks.it reputa in qualche modo fondata. E che riguarda la trafila tecnico-legale in forza della quale la guida della cordata della concessione in project financing che è alla base del progetto finisca dai privati di Sis alla Cav, una società autostradale pubblico-privata in cui gli azionisti di riferimento sono Regione Veneto e Anas. Secondo il portale tale circostanza, ove si verificasse, altro non sarebbe che l'escamotage con cui «la Sis scpa uscirebbe dalla porta, come società di progetto e rientrerebbe dalla finestra, come contraente generale a valle della prima; o meglio, non abbandonerebbe mai il ricchissimo cantiere della Pedemontana veneta». Per descrivere questo schema Appaltileaks si avvale di uno specchietto grafico pubblicato a metà dell'analisi (nel riquadro).

sabato 4 novembre 2017

I fornitori di Miteni al centro della discussione in Ecomafie


Ieri sui media veneti facevano capolino le dichiarazioni di Manuel Brusco, l'esponente del M5S, a capo della commissione speciale Pfas istituita presso il consiglio regionale del Veneto. «Abbiamo incontrato i lavoratori, che sono toccati in modo diretto da questa situazione» aveva dichiarato Brusco alla stampa due giorni orsono. Tuttavia sono di ben altro tenore gli spunti che emergono da un'altra commissione. Ovvero quella bicamerale dedicata al ciclo dei rifiuti, più nota come Commissione ecomafie.

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO DI MARCO MILIONI

venerdì 3 novembre 2017

È veneziano l'attivista del M5S che ha impugnato davanti al giudice l'investitura di Di Maio

L'attivista veneziano Riccardo Di Martiis ha impugnato davanti al tribunale di Roma il risultato delle consultazioni interne al M5S che hanno determinato l'investitura a candidato premier di Luigi Di Maio, attuale vicepresidente della Camera. Così riferisce l'agenzia Ansa con un lancio pubblicato ieri. A patrocinare l'attivista veneto del Movimento Cinque Stelle è l'avvocato Lorenzo Borré, già protagonista di iniziative legali dal simile tenore.

domenica 29 ottobre 2017

Pfas e plasmaferesi: Mantoan non vuol dire se l'ha provata su di sé... E con quali effetti


Domenico Mantoan, il potentissimo segretario generale della sanità veneta, sentito dalla Commissione ecomafie sugli eventuali effetti su sé medesimo provocati dall'impiego di una procedura sperimentale per purificare il sangue dai Pfas rimane muto. La rivelazione, clamorosa per certi versi, giunge per bocca dello stesso Mantoan (in foto). E che l'alto funzionario regionale,  il braccio destro del governatore leghista del Veneto Luca Zaia in materia di salute pubblica, si sia espresso in questi termini lo si apprende direttamente dai verbali della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti.

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO DI MARCO MILIONI

sabato 28 ottobre 2017

Businarolo (M5S): è veneto il grosso degli ecotraffici sui pneumatici. Ok al whistleblowing


(m.m.) Ben 122 operazioni illegali registrate, ottanta aziende segnalate, di cui 50 con specifica documentazione e 14 operatori commerciali attivi in particolare online da siti registrati all'estero (soprattutto Germania, Usa, Belgio), oggetto di 34 segnalazioni, di cui alcune inoltrate al Comando Tutela Ambiente dell'Arma dei Carabinieri per approfondimenti. È il bilancio reso possibile da Cambiopulito.it, sito internet che consente di segnalare illeciti nel campo della cessione degli pneumatici usati. Molte di queste arrivano da Verona.

È questa la riflessione, che ha preso la forma di una nota diramata stamani, elaborata dal deputato veronese Francesca Businarolo. La quale parla di una iniziativa  «che ci fa capire come lo strumento del whistleblowing, la segnalazione anonima e tutelata di reati, funzioni e sia applicabile nell'immediato - sottolinea il deputato del M5S, primo firmatario della proposta di legge sulla segnalazioni di reati in ambito pubblico e nelle imprese - con una normativa  in dirittura di arrivo».

I dati cui si riferisce l'onorevole scaligero emergono dal primo report dell'Osservatorio sui flussi illegali di pneumatici e pneumatici fuori uso (pfu): una fotografia a cinque mesi dall'avvio della piattaforma web dedicata alla trasparenza della filiera del ricambio (composta da oltre 50mila aziende) che permette agli operatori la segnalazione online di pratiche irregolari che generano ogni anno 30-40mila tonnellate di pfu «fantasma». Il report di CambioPulito promosso dai consorzi per la gestione Pfu Ecopneus, EcoTyre e Greentire (circa l'85% del totale nazionale), Legambiente, associazioni di categoria Confartigianato, Cna, Airp e Federpneus, è stato presentato a Roma, a 7 giorni dal via libera al Senato al Ddl per la disciplina del whistleblowing. Per quanto riguarda le rotte dell'illegalità degli pneumatici e degli pneumatici fuori uso, secondo CambioPulito «in gran parte i flussi avvengono tramite vendite online, in particolare da societa' e siti web registrati all'estero (Germania, Usa, Belgio) che introducono pneumatici destinati al mercato nero su tutto il territorio.

Il circuito B2B (business to business), tra imprese e intermediari, è responsabile di gran parte dei flussi con operatori esteri che evadono Iva e contributo: una concorrenza sleale con pneumatici a prezzi inferiori di circa il 20%». Dal Nord, in particolare dal Veneto, entrano illegalmente grandi quantità di pneumatici, con snodo logistico nelle province di Verona, Treviso e Vicenza. Numerose segnalazioni arrivano dalle province di Novara e Torino (Piemonte), Como, Bergamo e Cremona (Lombardia). Le gomme poi vengono commercializzate al Sud: Campania (province di Napoli e Caserta), Puglia (le aree industriali di Foggia e Bari e la provincia di Brindisi), Sicilia (catanese), Calabria (Cosenza e Catanzaro), Basilicata (zona industriale di Potenza). I consorzi e le associazioni di settore dell'Osservatorio denunciano così di «essere alla vigilia di una nuova emergenza proprio a causa delle quantità di Pfu eccedenti i target consentiti che si stanno accumulando presso gli operatori» per cui «serve la tracciabilità dei flussi che distingua quelli illegali da quelli regolari».

La questione si presenta molto delicata quindi. «Abbiamo anticipato - spiega Enrico Fontana, coordinatore dell'Osservatorio - i risultati a soli cinque mesi dall’esordio per quattro ragioni: su 122 segnalazioni solo una è stata cestinata perché inattendibile, il sistema funziona; la seconda, ora la geografia dei traffici dall'estero attraverso il nord est fino al mezzogiorno è chiara, e perché siamo alla vigilia di un nuovo momento di crisi nella gestione di Pfu causato da questi flussi. Infine c'è un ritardo nelle risposte delle istituzioni che vogliamo sollecitare anche sulla questione cruciale della tracciabilità in particolare il Ministero dell’Ambiente». In questo contesto la Businarolo prende un impegno preciso: «Su quest’ultimo punto sono pronta ad appoggiare in parlamento ogni iniziativa in tal senso».

giovedì 26 ottobre 2017

Miteni, l'accusa di Cillsa: sugli scarichi la società non parla chiaro


«I reflui, come tutti sanno non sono entro i limiti per l'acqua potabile fissati dall'Istituto superiore della sanità, ovvero l'Iss e la Regione veneto nel 2015, ma per quelli relativi agli scarichi industriali che allora beneficiarono di un aumento di tolleranza fino a 3030 nanogrammi su litro. Malgrado ciò concerie e Miteni hanno fatto ricorso al Tar perché tali limiti vengano alzati». Usa toni durissimi il dottor Giovanni Fazio, uno dei volti più noti di Cillsa, l'associazione arzignanese che da anni si batte per le ragioni dell'ambiente nel replicare ad una recente nota della Miteni nella quale i vertici aziendali rassicuravano la popolazione circa la correttezza della società in materia di scarichi.

LEGGI L'INTERO ARTICOLO

domenica 22 ottobre 2017

Caso Pfas? Parla Miteni: non stiamo aggravando il problema, lo stiamo risolvendo


(m.m.) «Comprendendo la legittima preoccupazione delle “mamme” anti Pfas è bene fare il punto sulla bonifica che riguarda Miteni». É questo l'incipit di una breve nota pubblicata ieri sul sito web della nota fabbrica trissinese al centro del caso di contaminazione da derivati del fluoro che sta interessando il Veneto centrale. Nel dispaccio si legge peraltro che «... la falda sotto Miteni è intercettata e depurata prima di andare a valle in misura superiore al 99%. Per la precisione la quantità di inquinanti intercettati ha raggiunto il 99,98% di massima e il 99,14% di minimo. Gli scarichi della Miteni inoltre rispettano i limiti per le acque potabili. Nel contempo il sistema di filtraggio sta togliendo i Pfas dalla falda. Questo ci consente di affermare che già oggi Miteni ha un bilancio ampiamente positivo per l’ambiente, sta risolvendo il problema dei Pfas in falda, non lo sta aggravando».

LEGGI L'INTERA NOTA DI MITENI SPA

sabato 21 ottobre 2017

Pfas, ecobomba veneta tra terra, aria, acqua e prodotti tipici


(m.m.) Poche ore fa sono stati pubblicati due servizi, entrambi a mia firma, nei quali ho cercato di fornire qualche spunto ulteriore sulla situazione della contaminazione da Pfas che ha investito il Veneto centrale. Il primo è un un lungo approfondimento pubblicato sul mio blog nel quale cerco di fare il punto della situazione a tre settimane dalla manifestazione "No Pfas" di Lonigo. Il secondo è una intervista al consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni uscita su Alganews.it nella quale si pone l'accento anche sul possibile uso propagandistico da parte della cerchia del governatore leghista Luca Zaia, domani si vota per il cosiddetto referendum sull'autonomia tanto caro al presidente della Regione Veneto, delle notizie relative ai filtraggi delle acque che avrebbero portato i livelli di contaminazione dell'acqua di rubinetto ad una soglia prossima allo zero.

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO
LEGGI L'INTERVISTA AD ANDREA ZANONI

domenica 24 settembre 2017

Stefano Cantiero su Vvox.it: la verità delle origini


E se provassimo a fare una seria riflessione su che cosa significhino oggi termini come «rurale... terra... origini... agricultura... tradizione»? È a questa direzione che ho pensato quando ho intervistato Stefano Cantiero,  popolare conduttore di Vie verdi, noto programma molto popolare nel Nordest. L'intervista pubblicata poco fa su Vvox.it credo che contenga spunti interessanti anche per coloro che sono distanti dal mondo narrato da Cantiero.

LEGGI L'ITERVISTA SU VVOX.IT

sabato 23 settembre 2017

Spv, difficoltà in vista


(m.m.) Che per la Superstrada pedemontana veneta, o Spv che dir si voglia, il momento non sia facile lo testimoniano non solo i recenti approfondimenti sulla carta stampata veneta ma anche la copertura delle Tv, tra le quali si segnala anche un servizio andato in onda ieri su Reteveneta. Frattanto il Covepa, il coordinamento che da anni contrasta l'opera e il suo tracciato, continua con il bombardamento nei confronti della giunta regionale veneta. Poche ore fa Massimo Follesa, portavoce del Covepa, durante un breve sopralluogo ha sparato a zero contro palazzo Balbi e contro il concessionario dell'opera, il consorzio Sis-Spv. Critiche di cui dà conto una video-intervista raccolta oggi in tarda mattinata.

GUARDA L'INTERVISTA

venerdì 22 settembre 2017

La giornata no della Spv


(m.m.) Mentre la Nuova Venezia, con un servizio pubblicato oggi a pagina 14, rilancia ed estende i rumors che vengono dalla procura lagunare relativamente a un'indagine in corso sulla Superstrada pedemontana veneta, sempre il medesimo quotidiano nello stesso articolo parla anche di sequestro per uno dei cantieri della Spv. Si tratta di quello tra Cornedo e Castelgomberto interessato alcuni giorni fa da un clamoroso crollo sul quale le autorità hanno deciso di vederci chiaro. In questo caso a procedere sarebbero le toghe beriche. Si tratta di notizie di un certo peso rispetto alle quali pochi minuti fa ha fatto da cornice una iniziativa di alcuni esponenti del Pd vicentino che a pochi passi da uno dei cantieri Spv di Trissino hanno approntato un gazebo permanente (in foto) su cui campeggiava lo striscione «Finiamola». Si tratta dello slogan volutamente ambiguo con il quale i democratici hanno avviato una riflessione assai critica sul futuro dell'opera rispetto alla quale il Pd in passato ha espresso una posizione al suo interno estremamente variegata.

martedì 19 settembre 2017

Expo2015, i pm veneziani fanno luce sui colleghi milanesi


La procura di Venezia starebbe indagando sui magistrati meneghini e su un collega bresciano all'epoca dei fatti in forza nel capoluogo lombardo, che al momento della definizione degli appalti per l'Expo di Milano non avrebbero valutato correttamente alcune gravi incongruità sulla procedura allora definita da governo e enti territoriali. Lo rivela un lungo approfondimento de Il Giornale pubblicato oggi in pagina 9 e firmato dall'inviato Luca Fazzo. Bisognerà ora capire se al centro dell'inchiesta dei pm della città lagunare siano finite, nell'ambito di Expo2015, le commesse affidate a due colossi delle costruzioni venete: la Maltauro e la Mantovani, che figurarono già al centro delle indagini condotte dalle toghe del capoluogo lombardo. Queste ultime rischiano a questo punto di finire invischiate in un tourbillon clamoroso giacché sempre secondo le indiscrezioni del quotidiano milanese alcune delle scelte più contraddittorie che riguardarono giustappunto Expo2015 furono prese in quella cabina di regia creata ad hoc dal governo proprio grazie all'assenso esplicito di alcuni magistrati e del tribunale e della procura lombarde.

LEGGI IL SERVIZIO DE IL GIORNALE

mercoledì 13 settembre 2017

Voragine al cantiere della Spv, parla il Covepa


Non più tardi del 3 settembre sulle colonne di Taepile.net era stato affrontato il nodo della Pedemontana veneta. Dopo pochi giorni è caduta la volta di una galleria in fase iniziale di costruzione. In questa breve video-intervista torna a parlarne Massimo Follesa, portavace del Covepa, il coordinamento che si batte contro l'opera. Il tema fa il paio con le denunce di scarsa trasparenza sul fascicolo Spv denunciata da 

GUARDA LA VIDEO-INTERVISTA

Dopo i Pfas anche i solventi? Il caso Miteni non è mai finito


(m.m.) Pochi minuti fa per Vvox.it ho pubblicato un servizio sull'affaire Miteni che accende i riflettori su un altro aspetto della vicenda, quello della presenza dei temutissimi solventi clorurati, sotto il sedime o a ridosso del sedime della fabbrica trissinese. Nel servizio per la prima volta vengono svelate alcune carte relativo al dossier solventi che sui media veneti aveva già fatto capolino. Sarà interessante capire se nelle prossime ore dal comune, dalla provincia o dalla Regione veneto giungeranno puntualizzazioni di sorta. Anche perché domani a Vicenza arriva la commissione Ecomafie.

LEGGI IL SERVIZIO DI VVOX.IT

venerdì 8 settembre 2017

Pedemontana veneta, atti negati a un consigliere regionale: uffici e Sis nel mirino


La Regione Veneto ha negato l'accesso agli atti relativo al fascicolo sulla Superstrada pedemontana veneta ad Andrea Zanoni, consigliere d'opposizione del Pd. A riferirlo è lo stesso Zanoni in un lungo dispaccio  pubblicato oggi sul portale di Arv, l'agenzia di stampa di palazzo Ferro Fini. La notizia sta mandando in fibrillazione la politica veneta perché il diniego di accesso agli atti è motivato dagli uffici in ragione del fatto che Sis, il concessionario incaricato di realizzare l'opera, potrebbe essere danneggiato dalla divulgazione di quelle carte nell'ambito del perfezionamento della procedura di emissione proprio da parte di Sis di quel miliardo e passa di bond necessari per finanziare il progetto oggi al palo.

Detto in soldoni la Regione ha deciso di negare la visione di una nota del segretario generale della programmazione Ilaria Bramezza proprio perché «la sua ostensione» potrebbe danneggiare la procedura con cui Sis sta chiedendo il maxi prestito con cui spera di ottenere i fondi utili a concludere la Superstrada Spresiano Montecchio. Di piú, la stessa Sis si sarebbe opposta all'accesso. Almeno questo è il parere dell'avvocato Laura Salvatore, funzionaria dell'unità regionale di progetto, la quale scrive in nome e per conto del direttore Elisabetta Pellegrini.

Zanoni però non ci sta. Contesta il diniego della nota firmata Bramezza (al protocollo 208050 del 26 maggio 2017) e ravvisando possibili reati si dice pronto a informare i suoi avvocati per decidere il da farsi. Ma c'è di più. Lo stesso Zanoni il 26 maggio con una circostanziata interrogazione aveva chiesto lumi alla giunta in merito ad un esposto indirizzato alla Regione da una società di ingegneria, la Sics, la quale aveva redatto il primo progetto sulla Spv. In quell'esposto si lanciavano accuse durissime alla Sis che hanno contribuito ad alimentare il dibattito attorno alla Spresiano Montecchio. E in questo frangente la replica della giunta è arrivata con la risposta 340990 del 7 agosto 2017, nella quale alla grossa si sottolinea che la Sis interpellata in merito ha risposto con una missiva al protocollo regionale numero 119917 in data 24 marzo 2017 nella quale il concessionario sostiene la correttezza del suo operato. E si riserva di adire le vie legali contro chi eventualmente ne abbia offuscato il buon nome. La questione di base però è che la giunta al momento non ha reso pubblica la nota della Sis per cui non è possibile valutarla nel merito.

domenica 3 settembre 2017

Spv e referendum sull'autonomia veneta


(m.m.) Il governatore veneto, il leghista Luca Zaia, sta usando il cosiddetto referendum sulla cosiddetta autonomia del Veneto in programma per fine ottobre per mascherare alcuni suoi insuccessi politici, a partire dal ginepraio che è divenuto il caso della Superstrada pedemontana veneta? Di questi e di altri temi si parla nella breve intervista a Massimo Follesa, portavoce del coordinamento che si batte contro l'attuale tracciato della infrastruttura, raccolta questo pomeriggio a Trissino...

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA

lunedì 31 luglio 2017

Vittorio Veneto, centralina ad alta tensione politica


Oggi su Vvox.it abbiamo pubblicato una lunga inchiesta sull'affaire della centralina idroelettrica sul Meschio a Vittorio Veneto. Tra possibili conflitti d'interesse e strani intrecci azionari attorno alla società proponente si ripresentano ancora una volta il problema della composizione della commissione di valutazione d'impatto ambientale e il problema degli incentivi all'idroelettrico, la cui utilità alla salvaguardia dell'ambiente è ben lontana dall'essere dimostrata. E la vicenda lambisce anche la provincia di Belluno...

LEGGI L'INTERO SERVIZIO SU VVOX.IT

sabato 22 luglio 2017

Miteni, le Rsu: «Azioni legali verso la società». Ma la triplice nicchia


"Cara Miteni siamo in stato di agitazione perché la disdetta unilaterale da te decisa per gli accordi aggiuntivi altro non è che una scusa per un futuro fatto di deregulation sul piano della sicurezza, della pesantezza dei turni e della contropartita economica. Affermare come fa la dirigenza che quegli accordi sono vecchi di quarant'anni è falso perché si tratta di intese riaggiornate via via nel tempo e che se azzerate riporteranno le condizioni di fabbrica indietro agli anni Sessanta". Alla grossa suona così il messaggio lanciato dai rappresentanti sindacali aziendali di Miteni, le Rsu, che oggi a mezzodì si sono trovati davanti la sede dell'azienda a Trissino nel Vicentino per fare il punto della situazione.

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO DI MARCO MILIONI

giovedì 15 giugno 2017

Spv, la denuncia del Covepa: lo spettro del conflitto di interesse su un dirigente regionale

Speranze sulla trasparenza degli atti e dubbi su possibili conflitti di interesse sulla macchina che a palazzo Balbi si occupa della Pedemontana Veneta sono lo strascico dell’ultima trasferta che proprio ieri a Venezia presso gli uffici della Regione Veneto ha visto protagonista una pattuglia che schierava esponenti di alcune associazioni ecologiste e di alcuni gruppi di espropriati: tutti quanti nell’occasione sono stati ricevuti da un pool di dirigenti regionali i quali hanno preso nota delle richieste di accesso agli atti formalizzate dai comitati. Fra questi c'è anche Massimo Follesa (in foto) che proprio in tema di trasparenza degli uffici chiede lumi anche alla magistratura...

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO
GUARDA LA VIDEOINTERVISTA 

giovedì 25 maggio 2017

Pfas e schiume antincendio nei pozzi: i militari Usa risarciscono i residenti


(m.m.) La marina degli Stati uniti ha dovuto sborsare quasi 10 milioni di dollari per connettere numerose utenze domestiche non più servibili da pozzi privati, nel circondario della gigantesca base interforze di McGuire/Dix/Lakehurst localizzata a una trentina di kilometri dalla città di Trenton nel New Jersey. La somma è il risultato di un accordo con le vicine municipalità in ragione dell'inquinamento da derivati del fluoro (Pfos e Pfoa, noti anche come Pfas) cagionato, in particolar modo dalla parte navale della base, alle acque dei pozzi ad uso potabile adoperati dai residenti attorno al complesso militare. Questo è quanto riferisce il portale americano «Water online» che a sua volta cita altre testate d'Oltreoceano (nel riquadro una foto di Robert Williard per Us Air Force)...

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO DI MARCO MILIONI

mercoledì 17 maggio 2017

Dal «diètro frónt» alla ritirata il passo è breve: sulla Spv Zaia ha paura

Fermo restando che il diètro frónt della giunta regionale veneta sull’addizionale Irpef da riscuotere per la Pedemontana pone una serie di problemi politici non più differibili per il governatore leghista Luca Zaia, c’è un’altra partita ancor più delicata in corso. È quella delle premesse e delle conseguenze del suo annuncio: soprattutto sul piano amministrativo. Zaia, stando a quanto riportato ieri dai media, si guarda bene dal dire che il ricorso all’addizionale Irpef come può essere blandito e poi abbandonato, può essere tranquillamente «ri-abbracciato»: con una semplice decisione di giunta o con un passaggio ulteriore in consiglio regionale poco importa. Magari dopo la tornata amministrativa di questo giugno. Il che fa supporre che dietro questa boutade ci siano un po’ di calcoli elettorali, fatti in ritardo peraltro.

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO DI MARCO MILIONI

domenica 14 maggio 2017

Corteo no Pfas, accuse e goliardia contro i vertici di Miteni


(m.m.) «Sei circondato arrenditi». Un mix di ironia e dure accuse all'amministratore delegato di Miteni Antonio Nardone sono state il let motiv del lungo corteo organzzato stamani da associazioni ambientaliste e comitati. Un corteo iniziato dal centro di Montecchio Maggiore nel Vicentino e giunto dopo alcuni kilometri a Trissino, sempre nella stessa provincia, comune in cui ha sede la Miteni, la nota industria chimica al centro del caso Pfas. Greenpeace, Legambinete, Acqua libera dai Pfas e un numero svariato tra associazioni, partiti e coordinamenti ha irrobustito le fila di un corteo che ha toccato le 2500 unità stando alle prime stime degli organizzatori. Al centro del mirino c'è stata non solo la Miteni, ma pure la magistratura vicentina cui si chiede a gran voce il sequestro dell'impianto. Ugualmente dure sono state le critiche al comune di Trissino, alla provincia di Vicenza, alla Regione ma anche ai ministeri competenti, messi a vario titolo sulla graticola per una serie lunghissima di asserite inadempienze o inerzie. La manifestazione (della quale è disponibile una breve video-sintesi) si è conclusa in modo pacifico quando gli attivisti dopo aver deposto alcune piantine di fiori a simboleggiare i pericoli da inquinamento per i più piccoli sulle scale del municipio trissinese hanno raggiunto la chiesa parrocchiale del paese davanti alla quale sono stati proferiti alcuni interventi di saluto. L'evento è stato seguito da molti giornalisti tra cui le troupe di alcuni network nazionali. Durante il corteo più e più volte sono stati chiamati in causa i lavoratori della fabbrica «i più colpiti in assoluto sia sul piano della salute che per il rischio della perdita del posto di lavoro». Per loro, in primis alla Regione Veneto, è stata chiesta una tutela particolare. Frattanto si moltiplicano le voci della presenza sotto la Miteni di altre sostanze nocive. Si tratta dei temibili solventi clorurati. Sostanze che nulla hanno a che fare con la produzione della fabbrica Trissinese e che potrebbero essere presenti nel sottosuolo ben prima della costruzione dell'impianto. Il che sarebbe testimoniato da una serie di documenti, detti mappe di isoconcentrazione, in possesso del comune di Trissino e dell'Arpav berica. Si tratta di analisi commissionate proprio dalla Miteni ad una ditta specializzata, la Copernico srl di Udine. 

VEDI LA SINTESI VIDEO

martedì 9 maggio 2017

Da Tellatin a Carron è lungo il fil rouge che porta a BpVi e Pedemontana Veneta


Oggi per Vvox.it ho firmato una inchiesta che prende in esame le connessioni dirette ed indirette tra la vicenda dei prestiti facili elargiti dalla Popolare di Vicenza, il gruppo Tellatin e l'annoso affaire Pedemontana Veneta. Al momento non ci sono evidenze dirette tra eventuali crediti elargiti da BpVi alla costruenda Montecchio-Spresiano. Dalle carte della azione di responsabilità promossa contro il vecchio management della banca non emergono, almeno al momento finanziamenti diretti alla Spv: ma ad uno dei subcontraenti sì. È il caso proprio di Tellatin, al cui capezzale recentemente è finito un altro importante gruppo veneto, quello dei Carron. Che figurano tra i grandi sponsor politici della Pedemontana...

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO

lunedì 3 aprile 2017

Dia e Carabinieri, sopralluogo al cantiere Spv

(m.m.) Un sopralluogo congiunto tra Dia e Carabinieri sarebbe in corso da stamani presso alcuni cantieri della Pedemontana Veneta tra Marostica e Bassano del Grappa. Questo almeno è quanto riportano diversi automobilisti che si sono trovati a costeggiare i cantieri della Spv. Al momento nulla è filtrato circa le ragioni della presenza delle forze dell'ordine e dei detective della Direzione investigativa antimafia in loco (nel riquadro un'immagine di repertorio).

martedì 28 marzo 2017

Pfas, uno sciopero e una richiesta di danni da mezzo milione di euro sul capo della Miteni


Mentre una delegazione dei lavoratori della Miteni, oggi in sciopero, è partita in pullman alle 12,30 alla volta di Venezia per discutere con la giunta regionale della grave situazione che interessa lo stabilimento vicentino, sul tavolo della stessa giunta nonché della società arriva una richiesta di danni per mezzo milione di euro. Richiesta, inoltrata dalla associazione ecologista «La Terra dei Pfas» da mettersi in correlazione con il maxi caso di inquinamento da derivati del fluoro, i Pfas appunto, che dal 2013 ha pesantemente investito l’industria della Valle Agno nonché tutto il Veneto centrale...

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO DI MARCO MILIONI

mercoledì 15 marzo 2017

Monitoraggio Pfas a Trissino, Guarda: Caro Zaia era ora


(m.m.) «Finalmente sui Pfas la Regione avvia i monitoraggi riguardanti le industrie, azione richiesta dal Ministero dell’ambiente e ribadita come necessaria anche dal Consiglio regionale, con l’approvazione di una mia mozione presentata ancora nel giugno dello scorso anno». Usa queste parole il consigliere regionale Cristina Guarda (Amp, nel riquadro) in una nota diffusa questo pomeriggio nella quale si precisa ancora come fosse chiaro di come bisognasse «procedere con le verifiche, scarico per scarico: il tutto in una logica di controllo ma anche di aiuto delle aziende nell’individuare i prodotti inquinanti e trattare al meglio le acque di falda. Ogni tanto - ribadisce Guarda -  i consigli servono e anche al governatore leghista Luca Zaia; il quale pare cominci a prendere consapevolezza».

Poi un altro paio di considerazioni: «Mi domando in ogni caso il perché di tanta lentezza nell'intervenire con i controllo sulle industrie e, invece, la tanta fretta nel mettere in difficoltà il settore agricolo con misure drastiche e limiti categorici, come quello dei 30 giorni per mettere in sicurezza la fornitura di acqua. Mi auguro ci sia un cambio di atteggiamento della Giunta, anche a seguito delle proteste degli agricoltori che, come ha annunciato giustamente Coldiretti, si rifiutano di pagare il monitoraggio dei pozzi sulle loro proprietà».

In ultimo il consigliere fa alcune considerazioni più generali: «Agli agricoltori vanno invece garantite le risorse per le analisi e gli adeguamenti. Un carico economico di migliaia di euro che non può pesare sulle spalle di una categoria già penalizzata dal mercato. Va evitato il divario della diversità di trattamento rispetto alle industrie e va dunque assicurato anche agli agricoltori il pieno sostegno nel mettere in sicurezza i pozzi e l'acqua superficiale. Le disparità non sono più accettabili».

martedì 14 marzo 2017

Miteni, la Regione affida ad Arpav nuovi monitoraggi accurati


«Si chiede ad Arpav di elaborare, in accordo con il Comune di Trissino, una dettagliata mappatura delle presenze di inquinamento nel sottosuolo avviando e realizzando un'indagine di massimo dettaglio sullo stato della contaminazione delle matrici ambientali coinvolte... che interessino sia le aree esterne all'impianto sia quelle interne e quelle coperte». È questo uno dei passaggi salienti di una delibera pubblicata oggi sul bollettino ufficiale della Regione Veneto.

Si tratta di una delibera della giunta capitanata dal presidente leghista Luca Zaia. Il documento prende in esame la grave situazione di inquinamento da Pfas che la stessa Arpav addebita alla Miteni, una importante industria chimica situata appunto a Trissino nell'ovest Vicentino. Ma c'è un altro passaggio di rilievo: «Inoltre, sulla base delle risultanze, Arpav, potrà compiutamente assistere Provincia e Comune di Trissino nell'ambito della procedura di riesame dell'Aia della ditta Miteni e delle operazioni di caratterizzazione e bonifica in corso».

La questione non è di poco conto perché la Miteni (in foto), appunto al centro del cosiddetto affaire Pfas, un caso di contaminazione da derivati del fluoro che sta interessando tutto il veneto centrale, in queste settimane sta nuovamente sottoponendo a procedura amministrativa una serie di autorizzazioni ambinetali relativamente ad alcuni suoi processi produttivi. Il tutto capita in un frangente cruciale anche perché la vicenda sta avendo diversi risvolti penali: ultimo dei quali una perquisizione dei Carabinieri del Noe proprio alla Miteni.

Marco Milioni

sabato 11 marzo 2017

L'ora X della Pedemontana Veneta: le carte esplosive del consulente di Zaia


Se non arriverà un aiuto per il concessionario della Pedemontana veneta ovvero la Sis c'è il rischio che quest'ultimo precipiti in una situazione di insolvenza. È questa, alla grossa, la conclusione alla quale giunge il professore Bruno Barel, uno dei tanti avvocati entrati nello team che assiste la giunta regionale del Veneto nella delicatissima partita del reperimento dei fondi per il completamento della Pedemontana...

LEGGI L'INTERO APPROFONDIMENTO DI MARCO MILIONI

venerdì 10 marzo 2017

Convenzione Spv, spettri sul nuovo contratto


«In conformità all'articolo all'articolo 143 del Decreto 163/2006» ovvero il codice dei contratti pubblici, che peraltro è stato modificato, la Regione Veneto e la Sis, concessionario per la Pedemontana Veneta «possono chiedere la revisione del contratto in ragioni di «variazioni apportate... dal concedente... da cause di forza maggiore...». Al verificarsi di tali evenienze sarà possibile rideterminare «il canone di disponibilità...» nonché la ridefinizione degli importi «del contributo in conto costruzione e di altri eventuali contributi pubblici». Sono questi alcuni dei passaggi più delicati della modifica della convenzione per la Pedemontana Veneta che stanno mandando in fibrillazione l'amministrazione regionale. Una modifica che fra mille mal di pancia potrebbe finire al voto dell'aula la settimana prossima.

La bozza, che Taepile.net può mostrare in anteprima, ripercorre più o meno pedissequamente lo schema che la giunta capitanata dal leghista Luca Zaia adottò nel 2013, scatenando diverse polemiche, quando la convenzione venne modificata per la prima volta dopo la prima stipula del 2009. A palazzo Ferro Fini, già si vocifera di voci risentite che parlano di atto nuovamente «abnormemente sbilanciato» verso i privati. Tanto che si parla di carte che sarebbero già pronte per essere spedite alla magistratura erariale e a quella penale. La modifica prevederebbe anche una variazione del progetto con altri 14 kilometri di tracciato.

Ma a destare altre perplessità fra i consiglieri, anche di maggioranza, ci sarebbe anche un'altra fattispecie. Il parere favorevole alla modifica del contratto che regola l'intera partita dei rapporti tra Regione Veneto, il concedente, e la Sis, il concessionario, si è materializzato dopo un altro parere favorevole, quello del nucleo regionale di valutazione, il Nuvv, il quale si sarebbe espresso in questo senso non tanto o non soprattutto in base ad un autonomo ragionamento. Bensì sulla scorta di altri sette pareri redatti nell'ordine dall'avvocatura dello Stato, dall'avvocatura della Regione Veneto, dall'avvocato Velia Leone, dall'avvocato Bruno Barel, dalla professoressa Veronica Vecchi, dall'avvocato Claudio Finanze e dal professore Marco Pasetto.

E sulla accessibilità a questi documenti si sarebbero concentrate le ire di alcuni consiglieri di opposizione, i quali avrebbero accusato la giunta di un comportamento poco trasparente. Soprattutto perché quei pareri protocollati fra il 2 e il 6 marzo necessiterebbero di molti giorni di studio. Cosa che cozza con la necessità di un voto sprint invocato dai fedelissimi di Luca Zaia. Se c'è qualche aspetto che qualcuno desidera lasciare sotto traccia saranno le prossime settimane a dirlo. Rimane il fatto che la partita anche sul piano finanziario rimane delicatissima. Giacché è proprio in ragione delle modifiche alla convenzione che il consiglio regionale è chiamato a votare una variazione del bilancio che dovrebbe prevedere 2-300 milioni di addizionale Irpef intesa proprio per salvare la Pedemontana: tasse aggiuntive sulle spalle del contribuente veneto che hanno fatto finire la giunta sulla graticola di parte dell'opinione pubblica. E sullo sfondo rimane un ennesimo dubbio. che cosa succederebbe se in qualche modo la  giunta avesse già stornato o identificato la posta per sostenere il progetto? Quali sarebbero quindi le vere ragioni dell'assestamento di bilancio?

Marco Milioni

mercoledì 8 marzo 2017

Un esorcista per il giornalista


(m.m.) Ti domandi come mai l'affaire Spv sia giunto sin dov'è giunto trasformandosi da un delirio di onnipotenza in un delirio di ominidemenza, cui manca solo l'epilogo delle manette per qualche protagonista più o meno occulto? Una delle risposte la troverai in quello che l'informazione ha detto, anzi non ha detto. Un esempio plastico è il servizio firmato da tale Carlo Alberto Inghilleri ieri su Reteveneta; il quale ha aperto il suo pezzo con la notizia secondo la quale, udite udite, «la Pedemontana si sblocca». Ora non si capisce bene a quali fonti si sia abbeverato l'assetato collega, né quale film sulla Spresiano-Montecchio abbia visto in questi anni. La cosa comica è che non è nemmeno riuscito a spiegare bene il punto di vista del governatore veneto, il leghista Luca Zaia, che poi è l'unico presente in quel cotillon formato "Settimana Incom" al radicchio cucinato da Inghilleri nella pignatta maleodorante della disinformatia veneta. Più che di un esposto all'ordine professionale per Inghilleri c'è bisogno di un esorcista. Il quale lo liberi dal demone che lo fa credere un giornalista.

GUARDA IL SERVIZIO INTEGRALE

Miteni, sopralluogo in corso da parte dell'Arma


(m.m.) Da questa mattina è in corso un sopralluogo o forse una perquisizione da parte dei carabinieri del Noe, pare affiancati dalla Guardia di Finanza, nello stabilimento della Miteni di Trissino. Si tratta della grande industria chimica dell'ovest Vicentino al centro di un maxi caso di inquinamento noto come "affaire Pfas", sul quale pende una inchiesta della procura della repubblica di Vicenza per presunti reati ambientali e per illeciti legati alla salute pubblica. Dalle prime indiscrezioni pare che i militari stiano acquisendo documentazione cartacea e elettronica ritenuta importante ai fini d'indagine. Da settimane i vertici della società ribadiscono di avere dato mandato all'azienda di fornire la massima collaborazione alla autorità giudiziaria.

Pedemontanamente sfondati

(m.m.) «Quanto alle cifre totali, il presidente ha sottolineato che, rispetto ai 18,8 miliardi che la Regione avrebbe dovuto garantire nei 39 anni di concessione, adesso ne dovrà garantire complessivamente 12,1...». Basterebbe questo breve passaggio tratto dal Corriere Veneto di ieri per coprire di ridicolo, giornalisti in primis, l'intera compagnia di giro della Spv. Per anni ce l'han menata che il privato avrebbe fatto meglio del pubblico. Poi è stata la volta del closing finanziario, i soldi delle banche che tutti i banchieri del mondo promettevano e che nessuno prestava. Poi sono arrivati i detrattori di Giorgio Meletti de Il Fatto, reo di avere previsto (in una col sottoscritto) che la Pedemontana poteva creare uno squasso per i conti regionali nell'ordine di una ventina di miliardi di euro: ipotesi oggi puntualmente confermata come se nulla fosse dal governatore Luca Zaia in persona. Poi è toccato al consigliere regionale leghista Silvia Rizzotto attaccare i dubbi e i macigni che la Corte dei conti aveva distillato accusandola di avere reperito le informazioni «su Wikipedia». Poi è stata la volta della rivisitazione del project financing con le speranze di ladylike Alessandra Moretti, lo sparring partner del Pd nell'aia leghista... Ieri in aula è arrivata la resa con tanto di ammissione. Il concessionario, la Sis della famiglia Dogliani, non ce la fa a concludere un'opera ambientalmente dannosa ma acclamata a gran voce dagli industriali (i quali però oltre ad invocarla non cacciano un quattrino per averla per vero).

Così, il governatore leghista Luca Zaia ha deciso... pagherà Pantalone veneto. Almeno 200 milioni da addizionale Irpef, una mancia ponte per far ripartire i cantieri, prima che il suo elettorato, fatto di imprenditorotti più o meno male in arnese tiri politicamente giù dalle spese il presidente della giunta regionale, reo di non aver mantenuto le promesse ereditate da sua lesa maestà Silvano Vernizzi, l'ex ultracommissario alla Spv. L'opera che doveva sfolgorare come un formidabile ensemble di ottoni e tamburi si è rivelata un'orchestrina di tromboni sfiatati. Ora che però l'aria nello sfintere finanziario del procedimento è finita, è rimasta solo la puzza: peti silenziosi che pagheremo cari.

L'avevo detto, l'avevo scritto dappertutto, pure su un paio di libri. Non ero stato il solo. Non è il caso che qualche responsabile paghi o la legge per lorsignori è un optional non compreso nel prezzo in quella station wagon da puttan-tour che è diventata la politica regionale? Frattanto sul piano della legittimità una prospettiva di questo tipo genera dubbi su dubbi...

sabato 25 febbraio 2017

Lo strano rogo ai Magazzini generali di Vicenza


É Angelo Covi l'imprenditore morto alcune ore fa nella notte tra il 24 e il 25 febbraio tra le braccia dei vigili del fuoco e della polizia mentre assisteva al rogo che aveva devastato il suo capannone nel complesso dei Magazzini Generali di Vicenza in zona Mercato Nuovo. Da quanto è filtrato dalla scena del dramma sembra che il cuore dell'uomo non abbia retto lo shock.

Ma che cosa c'era dentro quel capannone? Dalle prime indiscrezioni pare che il locale contenesse un corposo archivio cartaceo sul quale Covi, ex titolare della Cosmetica berica Albanevosa srl, avrebbe voluto fare affidamento per contestare punto su punto, anche con addebiti penali di natura personale, le circostanze che avevano obbligato l'impresa a fronteggiare lo spettro del fallimento. Nella vicenda fra l'altro si segnala una piccola curiosità.

Tra coloro che in passato hanno prestato la propria opera professionale a favore di Covi c'è Diego Xausa. Ex membro del collegio sindacale di Veneto Banca, come molti altri è finito invischiato nel vortice del collasso delle ex popolari venete. Al contempo Xausa era anche stato amministratore di Magazzini Generali. Una compagine a maggioranza pubblica che durante gli ultimi anni aveva affrontato una lenta agonia, condita anche da magagne penali nonché contabili e che oggi è al centro di un complesso risiko urbanistico.

E proprio Xausa peraltro aveva cercato di portare MG fuori da una serie di secche iniziate nei primi anni Duemila quando a Vicenza governava il centrodestra. Da quello che filtra in queste ore pare che vigili e forze dell'ordine non trascurino alcuna ipotesi investigativa ivi inclusa quella di un incendio doloso. E per chi si occuperà del caso sarà importante capire che cosa è andato a fuoco, se ci sono segni di effrazione e in caso di dolo se vi siano mandanti e con quali moventi.

lunedì 13 febbraio 2017

Pedemontana Veneta, buio al bivio

Non sono passati che pochi giorni da quel fatidico 19 gennaio quando Il Corriere del Veneto diede in dirittura d'arrivo un accordo tra tutte le parti in gioco per il futuro della Spv. «L'accordo sulla Pedemontana è chiuso» sanciva il quotidiano. In realtà si trattava di indiscrezioni, magari ben circostanziate, ma sempre indiscrezioni erano.

Poi il 25 gennaio sulla scrivania del governatore leghista del Veneto Luca Zaia è giunto un esposto al vetriolo della Sics. Una società di ingegneria che ha realizzato il primo progetto della superstrada e che ha gettato una luce fosca sul passato e sul presente non solo dell'opera: ma pure su Sis, il consorzio che fa riferimento alla famiglia Dogliani incaricato di realizzare la Spresiano-Montecchio Maggiore. Cento kilometri d'asfalto completati sì e no al 20% e con la spada di Damocle di un privato che non riesce a trovare sul mercato i finanziamenti per ultimare i lavori proprio perché i finanziatori reputano l'infrastruttura non ripagabile coi pedaggi. Alle critiche prsenti in quell'esposto (ne ha parlato per primo Vvox.it) che con ogni probabilità potrebbe interessare la magistratura Zaia non ha mai replicato: nessuna notizia nemmeno dalla stampa pur con qualche eccezione. Poi è lo stesso Corveneto mercoledì 8 febbraio a recitare un mezzo de profundis: «La strada doveva essere completata nel 2018. Se ce la fanno è perché lo Spirito santo è entrato in società».

A questo punto, tra le tante, rimane da capire quali strade percorrerà la Regione Veneto per uscire da questa impasse. Sempre che ve ne siano e sempre che siano rispettose della norma. Questi e altri scenari sono al centro di una analisi che oggi firmo per Vvox.it. L'argomento rimane bollente...

LEGGI IL SERVIZIO DI VVOX.IT

sabato 11 febbraio 2017

Pfas, Bratti controreplica a Regione Veneto e Miteni


Nelle ultime ore la relazione conclusiva della Commissione bicamerale ecomafie sul fenomeno Pfas ha scatenato una serie di reazioni molto critiche. C'è la presa di posizione di Antonio Nardone, amministratore delegato di Miteni, l'industria chimica vicentina accusata del maxi inquinamento. E c'è la Regione Veneto (guidata dal Carroccio), che pur per ragioni diverse, non condivide l'approccio adoperato dalla stessa commissione. Nella quale peraltro i membri leghisti hanno votato a favore di quel documento come il resto dei gruppi.

Tuttavia il deputato democratico Alessandro Bratti (in foto), presidente della Ecomafie, controreplica. E con una nota al vetriolo comparsa ieri sul suo blog spara a palle incatenate contro la Regione e contro la stessa Miteni: «Forse, piuttosto che creare una commissione regionale di inchiesta, che non potrebbe portare a conclusioni diverse da quelle assunte dalla Commissione parlamentare di inchiesta, con la differenza che non ha gli stessi poteri , sarebbe il caso di concentrarsi su un piano d'intervento serio ed efficace per evitare che la Miteni continui a inquinare il territorio... È questo il vero problema, non le indagini svolte a 360 gradi dalla Commissione parlamentare d'inchiesta, che hanno avuto il merito di raccogliere e sistematizzare le informazioni scientifiche disponibili, fornendo un contributo prezioso per la comprensione del fenomeno e la programmazione delle possibili soluzioni».

Nel dispaccio di Bratti: «Non c'è dubbio che il problema della presenza in elevate concentrazioni di Pfas non sia solo riscontrabile in Veneto. Ma è in questa Regione che Arpav ha individuato nell'azienda Miteni la principale responsabile dell'inquinamento esteso nelle falde idropotabili. Ed è per queste ragioni che la Commissione all'unanimità ha deciso di occuparsene. Nessuna quindi strumentalizzazione politica nei confronti del Veneto, Regione che presenta molte eccellenze nel ciclo dei rifiuti ma anche problemi seri di inquinamento e di legalità ambientale».

Guai mantovani per il re trevigiano delle cartiere


Una ex cartiera del gruppo Burgo è finita al centro di una querelle giudiziaria dagli esiti imprevedibili. Il caso, che presenta anche una nuance veneta, come racconta Il Fatto di oggi, è deflagrato a Mantova. Ed ha avuto origine in ragione di un dettagliato esposto alla procura locale da parte dell'ex consigliere comunale locale Sergio Ciliegi.

La vicenda principalmente ruota attorno al piano di rilancio della ex cartiera propugnato dal nuovo acquirente. Si tratta del gruppo trevigiano Pro-Gest il quale a sua volta fa riferimento al re del cartone della Marca Bruno Zago (in foto). Quest'ultimo è uno dei grandi soci di Veneto Banca e fa parte del club degli azionisti di primo livello che tentarono, invano, di mettere un piede nella cabina di controllo dell'istituto di Montebelluna in vista di un rilancio. Opzione poi naufragata con l'acquisto della banca da parte del Fondo Atlante.

A Mantova frattanto il livello della protesta sale. Il progetto propugnato da Zago, si legge sempre su Il Fatto, «è vincolato alla riattivazione di un inceneritore di rifiuti industriali dove si potranno bruciare anche quelli delle altre 22 cartiere del gruppo» ed è vincolato pure «all’avvio ex novo di una centrale a turbogas». Nell'esposto si fa riferimento, in particolare, «all'Autorizzazione integrata ambientale, Aia, trasferita da Burgo alla società Cartiere Villa Lagarina del gruppo trevigiano, senza passare dalla Valutazione di impatto ambientale».

venerdì 10 febbraio 2017

Perfluorati, la Miteni contesta le conclusioni della Commissione ecomafie

«Stiamo approfondendo i contenuti della relazione della commissione parlamentare ma già dalla prima lettura appare evidente che si tratta di un documento incompleto, privo di rigore scientifico che porta ad evidenti contraddizioni». Non usa mezze parole l'amministratore delegato della Miteni Antonio Nardone, l'industria chimica del Vicentino al centro del caso Pfas, per commentare la relazione della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti. Una lunghissima relazione, quella della "Ecomafie", che in modo critico ha acceso i riflettori non solo sulla società ma pure sui provvedimenti adottati dalla Regione Veneto.

La spa di Trissino però non ci sta e contrattacca: «Nel documento viene ad esempio contestato a Miteni di non avere fornito i dati personali degli esami dei lavoratori nello studio del professore Giovanni Costa. Il motivo è semplice: la commissione non ha mai chiesto i dati all'azienda e nemmeno l'ha mai convocata. Dati che sono stati sempre forniti alle ULSS locali. Se la commissione li avesse richiesti, secondo le norme previste, li avrebbe ottenuti immediatamente visto peraltro che gli enti preposti già ne sono in possesso».

Nardone (in foto) muove poi un ultimo addebito: «La Commissione prima accusa ripetutamente Miteni di immettere nel torrente Poscola scarichi sopra i limiti, poi riconosce nello stesso documento che i limiti sono rispettati. I limiti di scarico nel Poscola sono infatti assolutamente rispettati e sono addirittura inferiori a quelli previsti per le acque potabili, come gli enti di controllo possono documentare».

giovedì 9 febbraio 2017

Caso Pfas: intervenga la procura generale


«Ad oggi non risulta all'esponente alcuna concreta attività di indagine» a seguito della richiesta di sequestro della Miteni inoltrata alla procura di Vicenza «in data 10 gennaio 2017». È questa in estrema sintesi la motivazione con cui Renza Pregnolato, legale rappresentante della associazione padovana «La Terra dei Pfas» ha chiesto stamani alla Procura generale di Venezia di avocare l'indagine sul maxi inquinamento da Pfas che sta interessando l'intero Veneto centrale e che viene condotta proprio dalla procura berica.

Il documento, che è stato controfirmato dall'avvocato patavino Giorgio Destro, legale dell'associazione, giunge in un momento delicatissimo. Ovvero a poche ore dalla pubblicazione da parte di Palazzo Madama e di Motecitorio dell'intero testo della relazione della Commissione parlamentare ecomafie in merito alla indagine conoscitiva proprio sul fenomeno dei derivati del fluoro, i Pfas, che stanno da anni avvelenando l'asta del fiume Agno-Guà-Fratta. «Noi abbiamo intenzione di proseguire sulla nostra strada per chiedere ad ognuno di fare fino in fondo quanto dovuto» ha spiegato oggi pomeriggio Destro che da tempo segue la querelle anche sul versante amministrativo in una col consulente Marina Lecis e con l'avvocato vicentino Edoardo Bortolotto (in foto a sinistra; al suo fianco Destro).

E la situazione è esplosiva non solo sul fronte degli accertamenti nonché delle contestazioni nei confronti di queste ultime. Ma lo è anche sul piano della stessa indagine conoscitiva conclusasi in parlamento ieri con la diffusione della relazione. Seconda quanto riporta l'Arena di Verona oggi in pagina 28 infatti i membri della commissione non avrebbero affatto apprezzato che i dati dello studio Miteni sulla salute dei dipendenti siano stati in qualche modo coperti. La trissinese Miteni è la industria chimica della Valle dell'Agno considerata da Arpav come principale fonte dell'inquinamento e oggi oggetto di una indagine penale. Per di più l'impossiblità di leggere questi dati sulla salute delle maestranze avrebbe messo in ambasce anche gli stessi lavoratori. Le polemiche peraltro proseguono dal week-end appena passato quando erano comitati e associazioni in tema di emergenza Pfas avevano criticato duramente la regione. Al riguardo tra l'altro ha preso posizione anche il senatore vicentino del M5S Enrico Cappelletti: «I governi nazionale e regionale non hanno fatto nulla per tutelare la salute dei cittadini - è riportato in una nota al vetriolo vergata dallo stesso senatore poco più di un'ora fa nella quale si fa presente che l'emergenza - è rimasta troppo a lungo sottovalutata».

martedì 7 febbraio 2017

Pfas e concia, i nodi al pettine

«Finalmente ci siamo: dopo mesi e mesi di lavoro, domani sarà pubblicata la relazione della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti sui Pfas. Sostanze dal nome cacofonico che sono interferenti endocrini, in particolare del metabolismo dei grassi, e possibili cancerogeni. Hanno contaminato l'acqua potabile in un'area di almeno 180 km quadri abitata da oltre 300mila persone. E stanno causando una strage silenziosa, di cui ora ci sono le prove ma che continua imperterrita, nonostante le denunce e i dossier rimpallati tra le procure». È questo uno dei passaggi più importante che il senatore del M5S ha affidato al blog del movimento. Una riflessione che descrive lo stato d'animo di quanti in questi mesi hanno seguito da vicino una vicenda la quale è tutt'altro che esaurita. Le parole di Cappelletti peraltro giungono in un momento in cui sul tema dei temutissimi derivati del fluoro, i Pfas appunto, hanno alzato i toni gli attivisti di Legambiente che tre giorni fa a Cologna, hanno puntato l'indice contro la Regione Veneto soprattutto in ragione del duro attacco di Piergiorgio Boscagin (in foto) responsabile del circolo locale della associazione ecologista...

venerdì 3 febbraio 2017

Dal Mose alla Spv il j'accuse di Cozzolino

(m.m.) «Che il cosiddetto processo Mose si sarebbe tristemente avviato verso la prescrizione lo si era capito subito. La cosa era stata descritta con dovizia di dettaglio da alcuni osservatori molto attenti. La baldanza del procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio che solo pochi mesi fa vide come un buon risultato quel po' di patteggiamenti portati a casa dalle toghe in queste ultime ore viene clamorosamente smentita dai fatti di cronaca». È questo uno dei passaggi più sapidi di una breve nota diffusa stamani dal deputato veneziano dei Cinque stelle Emanuele Cozzolino.

Il dispaccio prende in esame le voci che da mesi parlano di un processo Mose inevitabilmente avviato verso la prescrizione.  «Molto si è detto - attacca ancora il deputato - dell'ex governatore azzurro del Veneto Giancarlo Galan, dei suoi sodali, nonché degli episodi più o meno di costume che hanno riguardato l'ex dominus del consorzio Venezia nuova Giovanni Mazzacurati in una con i suoi emuli colpiti dall'inchiesta. Ma poco o nulla si è detto dei vari gruppi Chiarotto, Cinque, Mazzi che hanno agito alle spalle. E soprattutto mai si è messo in discussione il sistema criminogeno che è alla base di tutto ciò, il quale ha un nome preciso: legge speciale su Venezia. Un provvedimento che non sembra tanto il frutto del legislatore quanto lo schema di una associazione a delinquere».

Parole durissime cui seguono altre ugualmente dure, stavolta nei confronti di alcuni settori del mondo giudiziario: «Sulla magistratura ricadranno per sempre una serie di responsabilità innegabili. Oggi si parla di prescrizione ma è dal 2007 che il magistrato della Corte dei conti Antonio Mezzera da Roma denuncia le anomalie del Mose. Perché le inchieste son partite così tardi? Quali e quante pressioni sono state fatte sugli inquirenti veneziani?».

L'onorevole del M5S (in foto) tira poi in ballo un parallelismo tranchant tra affaire Mose e altre grandi commesse venete: «Mezzera fra l'altro è il magistrato erariale che ha acceso i riflettori su un altro scempio, quel Mose di terraferma che porta il nome di Pedemontana Veneta. Quanti anni e quanti quintali di esposti ci vorranno prima che la procura di Venezia apra un fascicolo degno di questo nome sulla Spv? Quando e se le indagini saranno istruite ci lamenteremo ancora della prescrizione? Oppure è arrivato il momento di dire che la prescrizione altro non è che una scusa con cui un pezzo dello Stato, anzi dell'establishment, si autoimmunizza dalla legge facendo strame dello stato di diritto?»

mercoledì 11 gennaio 2017

Finanziaria regionale, l’ira di Italia Nostra Treviso


(m.m.) La finanziaria di fine anno ha segnato uno dei momenti di tensione più acuta a palazzo Ferro Fini. La maggioranza di centrodestra capitanata dal governatore leghista Luca Zaia ha dovuto faticare non poco per portare a casa una legge contestata a più riprese, soprattutto per le ricadute sul piano ambientale e urbanistico in ragione del collegato alla legge stessa che contiene una serie di nuove misure che secondo le opposizioni andavano trattate con una discussione ad hoc, in un’altra sessione di lavori.

«Non abbiamo parole per definire la scelta di un approccio del genere - sbotta Romeo Scarpa (in foto), il vulcanico ingegnere che guida Italia Nostra Treviso - il quale parlando del testo licenziato in Regione Veneto parla di legge «elaborata nel peggiore dei modi e che sa di marchetta nei confronti» di questo o quel consigliere di maggioranza» il tutto «nel nome della confusione». Il presidente della associazione puntando l’indice contro palazzo Ferro Fini parla di cultura politica «di infimo livello» e ricorda che un approccio molto simile fu scelto all’epoca della giunta forzista guidata dall’allora governatore azzurro Giancarlo Galan.

LEGGI L'INTERA INTERVISTA A ROMEO SCARPA