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lunedì 14 dicembre 2015

Spv, ciò che Puppato non dice


In queste ore i media veneti hanno riacceso i fanali sulla Spv, dopo la notizia del dossier choc redatto dalla Corte dei conti. Un dossier impietoso che davanti alla magistratura contabile sarà discusso il 21 dicembre a Roma. Nella capitale i ministeri, la Regione Veneto, il Commissario alla Spv, gli enti locali e i comitati potranno dedurre e controdedurre. Nel frattempo si capirà se le 160 pagine vergate da Antonio Mezzera contengano rilievi meritevoli di un vaglio anche da parte della magistratura penale.

Al momento però la politica si deve interrogare sulle condizioni che hanno portato la Spv, almeno per quanto concerne l'iter burocratico, ad essere ciò che è diventata. In parlamento alcuni esponenti del Pd, come la trevigiana Laura Puppato, hanno correttamente avanzato parecchie perplessità sull'operato del commissario e della Regione. Ma Puppato dovrebbe ricordare però che il commissario alla Spv Vernizzi si è potuto spingere tanto avanti perché la sua struttura nel 2012 è stata vergognosamente salvata da un voto inciuciato e trasversale di Lega, Pdl, Fli, Udc e Pd.

In questo scenario, in una sorta di botta e risposta concettuale il senatore Enrico Cappelletti (a destra nel riquadro) aveva per primo, rispetto a Puppato, indirizzato un rovescio verso il campo avversario, quello della maggioranza, ricordando tra le altre che l'iniziativa della magistratura erariale ha preso il via, per l'appunto, grazie ad un esposto del M5S. Ma come hanno fatto rilevare proprio i Cinque Stelle durante una serata sul tema infrastrutturale organizzata ad Adria nel Rodigino, va posta nuovamente con forza, l'intera partita legata al disegno infrastrutturale del Veneto. Se i Cinquestelle ritengono di avere qualcosa di importante da dire in tal senso devono entrare a piedi uniti sulla partita in corso in tema di cda delle società partecipate dalla regione, quelle infrastrutturali in primis.

venerdì 11 dicembre 2015

Spv, il dossier esplosivo della Corte dei conti: Vernizzi sulla graticola

«I controlli dei ministeri competenti e della Regione Veneto risultano assenti» e appare incerta «la sostenibilità finanziaria dell'opera» il cui costo è cresciuto ormai sino a tre miliardi di euro. «La convenzione con il concessionario» il consorzio Sis-Spv presenta condizioni di notevole convenienza per il privato; genera «l'alea un potenziale debito pubblico occulto sulla Regione dal momento che il rischio di mercato «risulta sbilanciato a sfavore della parte pubblica».

Sono questi alcuni dei passaggi salienti con cui la Corte dei Conti a Roma, ovvero la «Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato» mette sulla graticola la Pedemontana Veneta nonché l'operato del suo commissario straordinario, l'ingegnere rodigino Silvano Vernizzi. Il documento, un vero e proprio dossier esplosivo di 161 pagine, ricche di grafici, analisi economiche e giuridiche è firmato dal responsabile della sezione, Antonio Mezzera, il magistrato che a suon di carte bollate da mesi sta duellando a distanza non solo con Vernizzi ma anche con i funzionari della regione e con molte amministrazioni locali, che su Spv avrebbero tenuto un comportamento ambiguo. Scopo della relazione di Mezzera, questo è il compito che gli assegna il suo ufficio, è quello di fare luce sugli aspetti economico-giuridici per segnalare eventuali anomalie ed incongruità.

La relazione peraltro, che porta la data del 9 dicembre ed è stata resa nota ieri dal consigliere regionale Andrea Zanoni sul suo portale, muove un altro durissimo j'accuse al commissario quando parla del collaudo dell'opera. Collaudo affidato «in contrasto con la normativa comunitaria che impone una procedura ad evidenza pubblica». E altrettanto dura in tal senso è la posizione di Zanoni che spiega «Finalmente verrà fatta chiarezza sui troppi lati oscuri di questo progetto... che fin dal 2011 denunciai alla Commissione europea nella mia veste d'allora, ovvero quella di Eurodeputato». Ora, almeno sul piano mediatico, la querelle Spv si riapre perché la Corte dei conti ha finito per mettere il timbro della ufficialità dello Stato su una serie di rilievi già posti da alcuni media, da comitati e associazioni. Il tutto, con la vertenza Spv che per di più si accinge ad essere vagliata dal Consiglio di Stato nell'ambito delle opposizioni mosse dai ricorrenti, potrebbe avere anche risvolti di natura penale: da mesi si parla, senza riscontri peraltro, di fascicoli aperti in una o più procure del Veneto. Ma le notizie giunte ieri da Roma potrebbero imprimere una svolta decisiva.